Come sempre la politica degli annunci non coincide con la realtà dei fatti. A dare l’annuncio del disastro realizzato con la moratoria dal ministero e dalla Coldiretti è Agricolae. Grandi palcoscenici televisivi per poi diventare ridicoli davanti a tutto il settore primario. E le buffonate continuano …
Gli allevatori sono in ginocchio. Non bastava la crisi del latte, il prezzo che scende, i costi che salgono e la concorrenza che viene da fuori senza un regime di quote. Ci si mette anche la moratoria che, di fatto, è come se non ci fosse. Ricordate la moratoria annunciata dal Ministro delle Politiche Agricole lo scorso 16 gennaio e successivamente firmata il 16 marzo? Qualcuno ha mischiato le carte in tavola, o meglio le moratorie. Fatto sta che quella annunciata a gennaio ad oggi non è operativa. Le filiali bancarie sanno dell’accordo ma non sono a conoscenza dei dettagli tecnici per poterla mettere in atto. Nel frattempo gli allevatori hanno tarato i propri conti in base a quanto annunciato da via Venti Settembre. E ora si trovano nelle peste più di prima. Gli allevatori hanno ricevuto il 9 maggio scorso la lettera del ministro in cui non viene più citata la moratoria relativa all’annuncio fatto a gennaio, ma un’altra moratoria che è riferita solo ai mutui da contrarsi secondo quanto previsto dal Decreto ministeriale del 28/04/2016. Non dunque a quelli già in essere.
Nell’annuncio del 16 gennaio il ministero delle Politiche agricole scriveva “che il Ministro Maurizio Martina e il Presidente dell’Abi Antonio Patuelli hanno sottoscritto oggi il protocollo d’intesa per il rilancio del settore lattiero caseario, che contiene la moratoria di 30 mesi dei debiti bancari degli allevatori italiani. L’accordo, infatti, prevede il meccanismo per la sospensione dei pagamenti dei mutui sottoscritti dalle imprese allevatoriali, attraverso le misure del Fondo latte per la ristrutturazione dei debiti degli allevatori del Ministero e l’Accordo per il Credito 2015″.
Ma nella lettera inviata agli allevatori si fa invece riferimento alle agevolazioni del “Fondo Latte” “che prevede numerose opportunità. Tali opportunità sono indirizzate a tutti i produttori di latte bovino che risultino in regola con i pagamenti dei prelievi sulle eccedenze di produzione lattiera. Gli interventi previsti dal Fondo Latte sono principalmente orientati alla ripresa economica delle imprese del settore, attraverso operazioni finanziarie finalizzate agli investimenti, al consolidamento delle passività e dei debiti commerciali”.
Con il Fondo latte in realtà si prevede però un doppio intervento che consentirebbe alle aziende con il placet della banca – problema non indifferente dato che deve valutare il merito creditizio dell’azienda – di accorpare i crediti a breve termine con quelli a lungo termine.
Ma non si tratta dei 30 mesi annunciati che riguardano un mutuo solo, ma di due moratorie distinte, una di 18 mesi per la parte dei debiti che il decreto consente di ristrutturare e l’altra di 12 mesi per la parte del mutuo a carico dell’azienda senza possibilità di ristrutturazione.
“Noi come Confagricoltura Brescia abbiamo fatto un’analisi seria per capire quali potessero essere le ricadute positive sul territorio ma ci troviamo davanti a un meccanismo laborioso e complicato che avrà una ricaduta concreta solo per una piccolissima parte di aziende. Un meccanismo che deve essere completamente rivisto”, commenta con AGRICOLAE Gabriele Trebeschi, direttore di Confagricoltura Brescia.
Ma è storia vecchia che si ripete. Dinamica simile è accaduta con l’annunciato accordo con la Bei per i giovani agricoltori.
“Noi abbiamo proposto nel gennaio 2014 dall’allora commissario all’agricoltura Ue la possibilità di utilizzare la banca europea, la Bei, per una linea di credito che potesse essere rivolta alle aziende agricole”, spiega ad AGRICOLAE Matteo Bartolini già presidente dei giovani agricoltori europei, Ceja e attuale presidente del gruppo di dialogo civile sulla Pac istituito dalla Commissione europea. “Nello specifico avevamo anche richiesto di utilizzare il Fondo europeo per gli investimenti per creare una sorta di fondo di garanzia per l’accesso al credito a favore dei giovani. Questa cosa ha avuto un’evoluzione che ha portato a maggio del 2014 un memorandum tra Ciolos e il vicepresidente della Bei. Poi in collaborazione con Maurizio Martina e il Mipaaf – prosegue Bartolini – abbiamo lavorato affinché diventasse uno dei temi del Consiglio Ue durante la presidenza italiana”. Il problema è che poi la Bei ha detto che non può fornire direttamente credito alle aziende agricole ma possono stipulare accordi con le banche locali affinchè queste possano fornire credito agli agricoltori. Insomma, “la Bei si era detta disponibile a dare credito al tasso basso dell’un per cento alle banche che forniscono credito ai giovani per una durata di dieci anni. Ma ad oggi è solo Ismea ad aver aperto un dialogo con la Bei. Uno strumento che sarebbe opportuno per favorire ricambio generazionale e favorire innovazione di sviluppo, ha l’ok europeo ma poi in Italia si ferma tutto”.
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra