Leggiamo il Comunicato stampa del Servizio Stampa CAI edito da Roberto Guidotti e Matteo Bernardelli, che Vi riportiamo integralmente qui sotto:
“L’agricoltura di precisione e l’agricoltura conservativa richiedono investimenti minimi di 150.000 fino a 600.000 per cantieri abilitati alla raccolta con la mappatura dei terreni, la semina e la concimazione a rateo variabile. Questo significa che, per avere un differenziale positivo di 50 euro ad ettaro, la superficie dominata deve essere di almeno 1.000 ettari l’anno, tenuto conto di un ammortamento su 6 anni”.
Così ha detto il vicepresidente della Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani, Sandro Cappellini, intervenuto ieri in audizione alla Commissione Politiche agricole della Conferenza delle Regioni, insieme a Roberto Guidotti, responsabile dello staff tecnico di Cai.
La richiesta avanzata alle Regioni è andata nella direzione di prevedere l’accesso ai Programmi di sviluppo rurale per i finanziamenti agli investimenti tecnologici.
“Non possiamo sperare che l’innovazione passi attraverso le poche aziende agricole la cui superficie supera i 1.000 ettari di seminativo – ha spiegato Guidotti -. Per tutte le altre realtà la competitività è legata al contoterzismo. Se non si agevolano le imprese agromeccaniche nell’adozione di tecnologie di agricoltura di precisione attraverso adeguate risorse dei Psr, il fenomeno rimarrà confinato sempre al di sotto dell’1% della Superficie agricola utilizzabile nazionale”.
“Siamo la prima categoria per investimenti in innovazione, nuove tecnologie, macchine e trattrici in grado di portare il futuro nei campi – ha ribadito Cappellini – Gli agromeccanici continueranno a muoversi sulla rotta della modernità, declinando il futuro per il presente dell’agricoltura italiana, ma per fare questo necessitano di un nuovo patto per la crescita”.
Voi cosa ne pensate di un tal investimento a fronte di un “differenziale positivo di 50€ ad ettaro”? Ma su una superficie di almeno 1.000 ettari l’anno.
Quindi con la giusta rotazione dei ratei, si potrebbe guadagnare fino a 50.000€.
Le variabili spesso catastrofiche degli ultimi anni della meteorologia potrebbero essere gestite con una buona assicurazione, ma alla fine 1.000 ettari sono parecchi, anche a rotazione. Chi può permettersi un investimento simile o di ingaggiare contoterzisti con i ricavi attuali, con la situazione attuale. Non si parte con un progetto simile senza grandi risparmi, dopo tutta questa crisi, chi ha più danaro da parte?
Voi cosa ne pensate? Vi buttereste mai in un progetto del genere, con investimenti ed esposizioni così elevate, in un momento dove spesso gli agricoltori lasciano marcire la roba sugli alberi o nei campi perchè il prezzo di mercato è sotto la soglia di guadagno?
Mauro Cappuccio
Segretario Generale
Insieme per la Terra