Gli incredibili retroscena della vicenda Federconsorzi sono stati svelati da Agricolae con dovizia di particolari. Il grottesco della situazione è che il Governo Renzi dovrà mettere mano al portafoglio per circa un miliardo di euro pari ad vero e proprio salasso. Dove saranno reperite queste risorse? In arrivo un aumento della pressione fiscale agricola? Alla fine saranno sempre gli agricoltori a pagare, ma questa volta daremo i nostri soldi a un fondo straniero. E l’Italia del “risparmio” continua …
La Cassazione decide lì dove il Parlamento non lo aveva fatto e ‘impone’ con sentenza del 10 febbraio di mettere a bilancio circa – con interessi Tus al 4,40% in 30 anni – un miliardo di euro. Toni trionfalistici partono da Palazzo Rospigliosi con il presidente Moncalvo che – da quanto ha potuto verificare AGRICOLAE – parla nelle mail di decisione “che rasserena e ci rinforza” e di futuro impegno per il processo di ricostituzione e rilancio della rete dei consorzi agrari e qualcuno dei dirigenti scrive anche “per fortuna che Coldiretti c’è”, ma la fine della storia non sembra essere così lieta come in realtà si presenta. Da quanto apprende AGRICOLAE infatti, sembra che la maggior parte dei crediti, del famoso “tesoretto” che il governo dovrà pagare (chissà come e quando) mettendo mano al portafoglio nelle prossime – probabilmente più di una – legge di Bilancio, finirà a un fondo di investimento straniero che ha comprato tempo fa i crediti per poche lire. Raggiungendo così una plusvalenza straordinaria. In pratica il Governo si troverà a togliere risorse nazionali per foraggiare le banche di paesi stranieri. Un’operazione che – sempre da quanto apprende AGRICOLAE – avrebbe fatto imbufalire il premier Matteo Renzi che non avrebbe esitato a “mettere in mora” il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ‘colpevole’ di non averlo messo al corrente dell’entità della questione. Ma c’è di più. Per rendere esecutiva la sentenza occorre registrarla depositando il 3 per cento del valore, che corrisponde a circa 27 milioni di euro da tirare fuori cash. Mentre ai commissari liquidatori Andrea Baldanza , di Torre del Greco, e Antonino Sciacchitano, di Corleone, dovrebbe andare una percentuale sui circa 900 milioni di euro di cui lo Stato sarebbe debitore.
La Corte di Cassazione in sostanza ha fissato in modo definitivo i criteri da seguire per la determinazione del credito maturato in capo alla Federconsorzi per la l’attività di ammasso obbligatorio, e di commercializzazione di prodotti agricoli nazionali svolte dai consorzi agrari per conto e nell’interesse dello Stato.
È una vecchia storia che a distanza di anni si abbatte sulle tasche dei contribuenti.
Il procedimento trae origine da un giudizio a suo tempo promosso dalla Federazione Italiana dei Consorzi Agrari – Federconsorzi in concordato preventivo, nei confronti del Ministero dell’agricoltura per la condanna al pagamento a carico di quest’ultimo dell’importo di lire 463.043.000.000, oltre interessi, pari all’importo dei crediti maturati da 58 consorzi agrari provinciali in riferimento alle spese sostenute nel dopoguerra sino al 1967, per la gestione degli ammassi obbligatori. Inizialmente il Tribunale di Roma rigettò le domande giudiziali così come proposte. A seguito di appello, proposto dalle parti interessate, la Corte di Appello di Roma, con sentenza 22 novembre del 2004, ha accolto in parte l’impugnativa determinando in euro 511.878.997,39 (lire 991.135.946.282) il credito vantato dalla Federconsorzi in persona del liquidatore e del liquidatore giudiziale del concordato, nei confronti del Ministero delle politiche agricole e forestali. Questa sentenza è stata impugnata in Cassazione dal Ministero. La Corte di Cassazione con decisione 13.12.2007, n. 26159, cassava con rinvio la sentenza della Corte di Appello di Roma, affermando i principi dell’ inapplicabilità della legge n. 410 del 1999, che aveva introdotto modifiche all’ordinamento dei consorzi agrari; e che la decisione della Corte territoriale non era corretta, per insufficiente motivazione sul tema controverso tanto del saggio degli interessi, quanto dell’anatocismo (capitalizzazione degli interessi).
Nel frattempo il credito sale: A seguito di tale pronuncia dei giudici di legittimità con successiva sentenza 14.10.2011 la Corte di Appello di Roma accertava nuovamente che il debito del Ministero alla data 30.6.2004 di complessive lire 991.135.946.282, pari ad euro 511.878.997,39, oltre ulteriori interessi pari al tasso ufficiale di sconto aumentato del 4, 40 per cento, capitalizzato semestralmente dal 1° luglio 2004 fino alla data dell’effettivo saldo.
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha proposto nuovamente ricorso per Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello di Roma deducendo motivi di illegittimità, incentrati esclusivamente sulla inapplicabilità dell’anatocismo sotto forma di capitalizzazione degli interessi, senza entrare nel merito sulla misura del tasso di interesse.
Contro tale ricorso la Federconsorzi e la liquidazione della Federconsorzi hanno resistito con separati controricorsi.
In particolare la procedura concorsuale ha denunciato la contrarietà ai principi comunitari e comunque l’illegittimità costituzionale del decreto-legge n. 16 del 2012, articolo 12, comma 6, convertito dalla legge n. 44 del 2012 che ha previsto – per i crediti derivanti dalla gestione di ammasso obbligatorio e di commercializzazione dei prodotti agricoli nazionali quali risultante dai rendiconti approvati con decreti definitivi ed esecutivi del Ministro dell’agricoltura e delle foreste e registrate dalla Corte dei Conti – l’estinzione, nei riguardi di coloro che risulteranno averne diritto, con la corresponsione degli interessi calcolati fino al 31.12.1995, sulla base del tasso ufficiale di sconto maggiorato di 4,40 punti con capitalizzazione annuale e per il periodo successivo sulla base dei soli interessi legali.
Con l’ultima sentenza della Corte di Cassazione n. 9887/2016 depositata il 13.5.2016, i giudici di legittimità hanno accolto il ricorso del Ministero statuendo l’inapplicabilità dell’anatocismo sotto forma di capitalizzazione degli interessi.
Con ciò si è affermato implicitamente il principio che il calcolo degli interessi sul capitale maturato dalla Federconsorzi e dalla liquidazione giudiziale deve seguire i criteri di cui all’articolo 12 della legge n. 44 del 2012. La questione che ha definito la Corte di Cassazione, tuttavia, non ha interessato minimamente l’individuazione del beneficiario del credito così come quantificato a carico del MIPAAF, e cioè se la titolarità va riconosciuta in capo alla Federazione Italiana Consorzi Agrari in persona del Commissario Governativo o alla Federconsorzi in concordato preventivo in capo al liquidatore giudiziale, nominato dal Tribunale di Roma.
Se, come pare, la Corte di Cassazione, anche se in via incidentale, con ordinanza 28.2.2014, n. 4801, ha riconosciuto che dal rapporto di mandato ex lege intercorrente tra l’amministrazione statale ed i consorzi agrari è nato il credito successivamente ceduto dai consorzi alla Federconsorzi e che quest’ultima, a sua volta, lo ha trasferito, nell’ambito di una procedura concorsuale, a favore dei suoi creditori, quanto statuito dalla Corte di Cassazione dovrebbe essere liquidato a favore della procedura stessa affinché lo distribuisca, secondo l’ordine di preferenza stabilito dalla legge, a favore del ceto creditorio.
Diversamente se tale credito maturato in capo a Federconsorzi non venisse ritenuto trasferito a favore della procedura concorsuale, il destinatario dello stesso dovrà essere la Fedit in persona del Commissario governativo.
La questione ancora non è chiusa definitivamente, in quanto devono essere risolte non agevoli questioni di ordine sostanziale e procedurale, che non sono di breve momento. Per ora si sa solo che lo Stato dovrà mettere le mani in tasca per circa un miliardo di euro.
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra