Egregio Presidente Sergio Mattarella,
Esprimo con questa mia un invito a considerare la possibilità, dopo l’esito del Referendum, di chiudere la presente legislatura per il fatto che non vediamo, all’interno dei partiti, persone adeguate a sostenere i ruoli ministeriale di competenza, e che la compagine parlamentare non è stata e non è in grado di comprendere a fondo il periodo storico in cui viviamo, il retroterra socio-economico e le azioni da intraprendere per la rinascita socio-economica dell’Italia.
In secondo luogo abbiamo chiaramente compreso che il capitalismo, (così come espresso dalla Globalizzazione Economica e dall’impianto statutario della Unione Europea, nella quale si mescolano paesi forti e deboli, non tutti considerati alla pari), non riesce a creare il benessere sociale ed economico che aveva promesso.
Pur mantenendo l’Europa come obiettivo finale della vita continentale, tuttavia è necessario una unione di paesi sviluppati allo stesso livello di performances socio-economiche, altrimenti il più forte mangia ancora il più debole come nei tempi bui del medioevo. Solo allora, tra paesi forti, vi sarà vera unità.
In terzo luogo, ribadiamo che, in Italia, dovremmo tirare i remi in barca, come si suol dire, rispetto alla Globalizzazione economica e mirare alla AUTOSUFFICIENZA economica, perché, come affermano gli economisti solo questa può portare alla massima occupazione. Non è ciò che tutti vorremo? Come Lei sa dal 2001, anno di entrata in vigore della Globalizzazione Economica con la liberalizzazione delle importazioni, ad oggi in Italia, sono state chiuse 600.000 aziende manifatturiere e commerciali e ben 270.000 imprese agricole. Il che significa disoccupazione, povertà, aumento della conflittualità sociale.
Se ogni paese potesse mirare alla Autosufficienza aperta, e fosse ripristinata la manifattura ad iniziare dall’agricoltura e indotto, riportato l’equilibrio tra Domanda e Offerta, certo l’enorme forbice tra ricchi e poveri non esisterebbe oggi in Italia.
Obiettivo del Governo è di creare le condizioni socio-economiche per lo sviluppo fisico, mentale e spirituale dei cittadini. Le sole questioni politiche non ci interessano più, più importanti sono i risultati sociali ed economici. A questo scopo si dovrebbe optare per un piano socio-economico di lunga durata, cosa che i partiti sembrano non avere in mente e nemmeno in nero su bianco.
Per cui, se fosse possibile sviluppare una compagine amministrativa con questi ideali in mente, tralasciando tutte le beghe politiche che occupano i partiti per gran parte del tempo, forse potremmo risalire la china del progresso sociale ed economico, importante per l’esistenza della società.
Sarebbe opportuno che i parlamentari incominciassero a parlare non più delle loro problematiche interne ma degli italiani, dei loro problemi, delle loro prospettive e progetti per la rinascita socio-economica.
La ringrazio per il tempo dedicatomi, scusandomi per la lunghezza del messaggio e sperando in un suo prezioso contributo.
Cordiali saluti
Tarcisio Bonotto
Presidente Istituto di Ricerca Prout