Innovazione, tecnologia, nuovo approccio economico: queste sono le caratteristiche dell’articolo apparso su Agronotizie.
Gli investitori sono alla costante ricerca di realtà imprenditoriali in cui investire. Alla fine del secolo scorso c’erano i computer e la net-economy, poi l’attenzione si è spostata sulle biotecnologie. Ora sembra essere arrivato il tempo del Food, dal campo alla forchetta. “
Il FoodTech è destinato a diventare rapidamente uno dei mercati più caldi per gli investitori e, vista l’eccellenza della produzione italiana in ambito agroalimentare, ci si aspetta un trend molto positivo nel nostro paese” spiega ad AgroNotizie Luigi Capello, amministratore delegato di LVenture Group, holding di partecipazioni quotata in Borsa. E proprio per questo LVGroup è partner di StartupBootCamp FoodTech, “il primo programma globale indipendente di accelerazione per startup con forte potenziale di innovazione tecnologica nelle industrie e nei mercati del food”.
Capello, perché avete deciso di aderire StartupBootCamp FoodTech?
“L’iniziativa rappresenta per LVenture Group un’occasione per stringere alleanze strategiche a livello internazionale e di collaborare con partner di primo livello in Italia come Gambero Rosso e Monini. Inoltre ci permette di venire in contatto con nuove realtà in cui investire”.
Quali sono i canali di finanziamento di una startup?
“Sono gli investimenti di venture capital, come LVenture Group, e i business angel. Il sistema bancario italiano, infatti, pur in un ambiente caratterizzato da bassi tassi di interesse, ha ancora molta difficoltà ad avvicinarsi ad investimenti con un alto profilo di rischio. Il credito può essere utile nello sviluppo del business, ma nella fase iniziale di vita di un’azienda è difficile e anche sconsigliabile ricorrere ai finanziamenti tradizionali”.
Perché è preferibile non rivolgersi alle banche?
“Perché i business angel forniscono alle startup “smart money”. Oltre ad impegnarsi finanziariamente, infatti, contribuiscono in termini di competenze professionali e network, motivati dall’interesse di sostenere un’azienda in cui hanno investito. Noi come LVenture Group facilitiamo l’incontro tra startup e business angel tramite il gruppo Angel Partner Group di cui siamo soci fondatori”.
Le banche chiedono interessi sul capitale prestato, qual è il ritorno per un business angel?
“I venture capital e i business angel normalmente acquisiscono quote di partecipazione delle startup, sono quindi motivati a sostenerne il funzionamento e la crescita perché così facendo accrescono il valore delle proprie quote”.
Che differenza c’è tra business angel e venture capital?
“Entrambi investono in aziende “early stage” in cambio di partecipazioni nel capitale: normalmente i business angel forniscono smart money in fasi ancora più embrionali di quelle in cui intervengono i venture capital. A differenza dei business angel, inoltre, i venture capital operano attraverso un veicolo o un fondo investendo risorse finanziarie più consistenti provenienti da terzi o, come nel caso di LVenture Group che è quotata in borsa, dal mercato”.
Perché avete deciso di investire nel settore agroalimentare?
“Investiamo in startup digitali che siano rivoluzionarie, che traslino vecchi modelli di business in una new economy sempre più a portata di smartphone. Il settore del Food offre ottime opportunità ad investitori e imprenditori attivi in questo settore in quanto ancora molto aperto all’innovazione”.
Ci parli di una startup che avete in portafoglio?
“Una delle startup nel nostro portfolio operativa nel settore del FoodTech è Moovenda, che si occupa di food delivery per le eccellenze gastronomiche ed è oggi leader nel settore su Roma. Fino a qualche anno fa per mangiare la pizza del mio ristorante preferito non avrei avuto altra scelta che recarmici fisicamente, oggi con Moovenda mi basta andare sul sito o sull’app dal mio cellulare, ordinare la pizza e aspettare che mi venga consegnata entro un’ora ovunque io sia”.
Investite anche in agricoltura, ad esempio nel precision farming?
“Al momento no”.
Quali sono i numeri del FoodTech nel mondo?
“L’ammontare degli investimenti effettuati da venture capital è in piena espansione, con 5,7 miliardi di dollari investiti nel corso del solo 2015 e una crescita annua del 152% rispetto al 2014. Il FoodTech è destinato a diventare rapidamente uno dei mercati più caldi per gli investitori e, vista l’eccellenza della produzione italiana in ambito agroalimentare, ci si aspetta un trend molto positivo nel nostro paese”.
Quali sono le tipologie di investimento di LVG?
“Investiamo nel digitale nei segmenti del Micro-Seed Financing e Seed Financing, così facendo offriamo alle startup due diverse opportunità. La prima è rivolta alle startup selezionate per il programma di accelerazione di Luiss Enlabs, nato da una joint venture con l’Università Luiss. E’ un pacchetto standard di finanziamento di 80mila euro a fronte di un 9% di equity. La seconda, adatta a startup già presenti sul mercato, è un investimento fino a 250mila euro, a cui normalmente partecipano terze parti”.
LVG investe direttamente nelle startup o le propone ad investitori terzi?
“Ad oggi come LVenture Group abbiamo investito circa 6 milioni di euro direttamente, a questi si aggiungono circa 16 milioni di euro provenienti da investitori terzi all’interno del nostro network che mettiamo in contatto con le startup”.
Quali sono i 5 consigli che darebbe ad un giovane startupper in cerca di finanziatori?
“Sicuramente un prerequisito fondamentale quando si inizia ad avere a che fare con potenziali investitori è dimostrarsi competenti nell’ambito in cui si opera, ben informati sui competitor e sullo scenario del mercato di riferimento e in grado di assicurare che l’idea sia attuabile attraverso un business plan ben strutturato che comprenda anche i costi di marketing”.
E poi?
“Il secondo consiglio è quello di puntare molto sul team: un gruppo affiatato di persone competenti è in grado di affrontare lo stress e la pressione che fondare un’azienda comporta. Inoltre bisogna tenere in considerazione il valore del networking. Negli Usa la pratica del networking è considerata strategica e parte integrante del lavoro di imprenditore, in Italia spesso è sottovalutata. Eppure è proprio dalle connessioni nate, a volte inaspettatamente, nascono le migliori occasioni per un’impresa”.
Gli hub come il vostro servono anche a creare reti di relazioni?
“Esatto, frequentandoli si possono cercare attivamente contatti e contaminazioni con altri attori del mondo dell’innovazione, non solo investitori e corporate, ma anche altre startup. In questo modo non possono che nascere collaborazioni fruttifere. L’ultimo consiglio è mettere passione in quello che si sta creando. Se si vogliono attirare investitori uno dei punti cruciali è dimostrare di credere nella propria idea.”
L’Italia ha un “ecosistema” favorevole allo sviluppo di startup?
“Certamente. Noi operiamo sul territorio italiano perché siamo convinti che il nostro paese abbia tutte le carte in regola per far crescere un fervente ecosistema delle startup e dell’innovazione. L’Italia è particolarmente adatta alla fase di avvio delle imprese, grazie all’ampia disponibilità di talenti, con una forte attitudine creativa e imprenditoriale, a costi relativamente bassi. Si sta strutturando anche il tessuto legislativo adatto e, secondo lo Startup Nation Scoreboard 2016, l’Italia è il secondo Paese in Europa nell’adozione di normative a favore delle startup”.
All’estero non sono più attenti alle esigenze delle startup?
“In Italia si presentano difficoltà maggiori nelle fasi successive della vita di una startup, perché i capitali che vengono investiti sono ancora limitati. All’estero il mondo del venture capital è più sviluppato. Basti pensare che nella vicina Spagna nel 2015 si è investito in startup 5 volte quanto da noi in Italia. Il nostro obiettivo come sistema Italia in questo momento è far crescere la cultura degli investimenti, ma anche avvicinare i grandi investitori sulla scena internazionale sapendoli convincere della bontà delle nostre startup. Questo è proprio quello che noi come LVenture Group stiamo facendo”.
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra