Gira e rigira siamo sempre alle solite: creare nuova burocrazia per l’apparato italiano.
Scrivere in modo semplice e comprensibile la nuova riforma PAC appare impresa particolarmente ardua per due motivi principali:
– maggiore è il groviglio burocratico, maggiore è il ricorso a tecnici sindacali della situazione;
– chi partecipa alla stesura non ha mai lavorato un giorno della propria vita in campagna, quindi non può conoscere cosa vuol dire subire questa oppressione burocratica.
De Castro o qualunque altro politico, come ben riporta l’Informatore Agrario, parla di semplificazione, ammettendo di fatto la giungla burocratica creata ad hoc per il settore primario italiano ed europeo.
La PAC varata nel 2013, secondo De Castro, continua a mostrare dei limiti in almeno due ambiti distinti: per quanto riguarda gli strumenti per rispondere alle crisi e per ciò che concerne gli oneri burocratici. Per quanto riguarda questi ultimi un esempio chiaro ci viene fornito dal greening dei pagamenti diretti: pratica pensata per migliorare le prestazioni ambientali ma che si è rivelata un incubo burocratico.
La nuova PAC, spiega De Castro, dovrà poi essere in grado di trovare risposte adeguate e immediate in caso di drastico e improvviso calo del reddito. Per questo si cercherà di rendere più efficace lo strumento di stabilizzazione dei redditi, che potrà essere attivato in caso di crisi. Fino ad oggi è questo strumento è stato usato poco in Europa e la soglia di perdita di reddito che lo innesca è troppo alta per gli agricoltori.
“Politico che hai, semplificazione annunciata che trovi”: questo forse potrebbe essere il motto giusto per i nostri politici nostrani. Che fare? Riuscirà De Castro a passare dall’annuncio alla concretezza, riducendo il lavoro (e le competenze) alle sindacali italiane? Le scommesse sono aperte!
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra