Appena letto il titolo e le prime 2 o 3 frasi dell’articolo di “Unione Nazionale Consumatori” ci stavamo per commuovere, finalmente abbiamo una etichettatura sincera? Stiamo per sapere da dove arriva quello che mangiamo? Vuoi davvero che stavolta l’Unione Europea che è sponsorizzata e sorretta da capitali privati, faccia l’interesse dei consumatori e non degli industriali? Avevamo proprio le lacrime agli occhi!!
Poi però abbiamo iniziato a divorare l’articolo per meglio capire cosa è stato davvero deciso e un pò ci siamo “smontati”, una serie di “se” che ti fanno passare l’euforia, anche se restiamo fiduciosi sul fatto che gli industriali non faranno MAI pressione su Bruxelles per una legge che potrebbe fargli perdere qualche milione di euro. Perchè mai dovrebbero farlo? Alla fine c’è di mezzo la salute e la possibilità di scelta delle persone che, si sa, è primaria importanza per l’industria del cibo!
Porremo alla Vostra attenzione un pò di condizionali presenti nel testo (in Rosso) e metteremo qualche nostro commento (in Blu)
L’indicazione del Paese d’origine per l’etichettatura per tutti i prodotti trasformati a base di carne e per il latte dovrebbe essere obbligatoria. Lo ribadiscono i deputati Ue in una risoluzione non vincolante in cui si precisa che l’etichettatura obbligatoria renderebbe più trasparente la catena di approvvigionamento alimentare e aiuterebbe pertanto a mantenere la fiducia dei consumatori nei prodotti alimentari. Il Parlamento chiede che l’indicazione del Paese d’origine o del luogo di provenienza per tutti i tipi di latte, di prodotti lattiero-caseari e di prodotti a base di carne sia resa quindi obbligatoria. [ndc: ma magari!]
È inoltre richiesto alla Commissione e agli Stati membri di valutare la possibilità̀ di estendere l’indicazione obbligatoria del Paese di origine ad altri prodotti alimentari mono-ingrediente o con un ingrediente prevalente. Per permettere ai consumatori europei di essere meglio informati, in seguito allo scandalo della carne equina e di altri casi di frodi alimentari, [ncd: e quante frodi alimentari che non conosciamo perchè insabbiate, senza contare che anche l’etichetta è contraffabile, quindi non è che è proprio così tanto certo, però meglio che niente…] e per migliorare la trasparenza in tutte le fasi della catena alimentare, nel testo si sottolinea che l’indicazione del Paese d’origine dovrebbe essere resa obbligatoria anche in tutti i prodotti trasformati a base di carne. Il testo è stato approvato con 422 voti favorevoli, 159 contrari e 68 astensioni [ndc: questi numeri però, ci piacciono molto…].
I deputati evidenziano che: l’84% dei cittadini europei ritiene necessario indicare l’origine del latte (dati sondaggio Eurobarometro 2013); l’88% considera tale etichettatura necessaria per la carne (escluse le carni di manzo, suine, ovine, caprine e pollame, che sono già coperte); oltre il 90% reputa che l’etichettatura sia importante per gli alimenti trasformati (dati relazione Commissione europea 2013).
I deputati rilevano inoltre che, secondo la relazione della Commissione, i costi operativi dell’indicazione obbligatoria del Paese d’origine sull’etichetta per le carni contemplate dallo studio sarebbero relativamente ridotti.
Sul tema dell’etichettatura del Paese d’origine, il Parlamento ha già votato altre risoluzioni. Nel febbraio 2015, ad esempio, ha esortato la Commissione a presentare proposte legislative per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine delle carni negli alimenti trasformati, al fine di garantire una maggiore trasparenza lungo tutta la catena alimentare e una migliore informazione dei consumatori europei. Tuttavia, la Commissione non ha ancora presentato tali proposte.
L’ultimo paragrafo è quello che un pò ancora ci smonta, “nel Febbraio 2015…” e poi non s’è fatto più niente, alla fine la Commissione non ha trasformato in Legge e gli industriali hanno potuto continuare a fare come hanno sempre fatto, facendo arrivare le carni da chissà dove e continuando ad allargare la forbice tra costo e prezzo di vendita, a scapito degli allevatori, degli agricoltori e naturalmente, anche dei consumatori.
Domanda: secondo voi, stavolta come andrà a finire?
Mauro Cappuccio
Segretario Generale
Insieme per la Terra