Rieccoci alla nuova “puntata” del nostro viaggio nelle etichette alimentari, proviamo questa volta a fare degli esempi concreti, anche per poter avere un termine di paragone tangibile.
Ecco qualche esempio di etichetta: uova, passata di pomodoro, carne, acqua minerale
Etichetta delle Uova
Parlando di uova, non fermatevi a ciò che trovate scritto sulla patinata confezione, quella è frutto di uno studio di Marketing, non rispecchia necessariamente quello che troverete dentro, sulle uova, sicuramente ci avrete fatto caso, c’è un codice stampato sul guscio (che in pochi sanno tradurre) ora Vi spieghiamo cosa significa e come leggerlo:
Facciamo un esempio non basato sulla realtà: 3 IT 001 VR 036
La prima cifra indica il tipo di allevamento: 0 corrisponde al biologico, 1 a quello all’aperto, 2 a terra e 3 in batteria. Sappiate che lo 0 del biologico, indica sia l’alimentazione della gallina che lo spazio che ha a disposizione per razzolare, nel senso che tutto l’ambiente è biologico, senza trattamenti chimici o non naturali.
La seconda e la terza lettera rappresentano la sigla del paese di produzione (IT per l’Italia), mentre i 3 numeri successivi sono il codice che indica il Comune (qui troverete l’elenco), seguito dalla sigla della Provincia. Le ultime 3 cifre sono il codice attribuito dalla ASL ad ogni singolo allevamento di deposizione.
Sotto questo codice troviamo la data di scadenza o (ma è facoltativa) quella di deposizione: in ogni caso, basta sapere che le uova, se correttamente conservate, hanno una scadenza di 28 giorni, perciò si può comunque facilmente risalire anche alla data di deposizione.
Ultima cosa: la categoria che compare sulle confezioni indica la qualità delle uova: A (uova alimentari), B (uova di seconda scelta), C (uova per uso industriale, non alimentare).
Da questo momento, possiamo anche scegliere le uova che vengono prodotte in luoghi a noi vicini (basta guardare la sigla di provincia o addirittura il paese) e se fossimo abbastanza informati, anche in quale allevamento è stato deposto il nostro uovo!
Etichettatura passata di pomodoro
Veniamo ora alla passata di pomodoro: dal 2004 questa denominazione può essere usata solo per il prodotto ottenuto dalla spremitura del pomodoro fresco. Prima del decreto legge 157/2004, invece, potevano essere anche utilizzati pomodori congelati. I Pelati invece godono da tempo di una maggior tutela e possono essere ricavati solo da pomodori freschi e maturi, senza l’aggiunta di concentrato di pomodoro (cosa che era possibile nella passata). I prodotti denominati Polpa di pomodoro possono invece essere ancora ricavati da materia prima congelata, nonostante spesso vengano erroneamente percepiti come prodotti di più alta qualità rispetto alla Passata. Per i prodotti derivati dai pomodori, la legge regolamenta inoltre sia l’aggiunta di sale (che non può superare il 10% del residuo secco), sia l’aggiunta di coloranti (assolutamente proibita). Se poi volete essere sicuri davvero di cosa state mangiando, allora provate con la nostra ricetta per fare in casa la salsa di pomodoro!
Etichetta delle carni
E cosa dire delle carni? Dopo tutti gli scandali alimentari legati a questo alimento, crediamo che conoscere la filiera produttiva della carne (e imparare ad individuarla dalla sua etichetta) sia un primo ottimo passo per garantire i nostri consumi (possibilmente moderati!).
Il Regolamento CE n.1760/2000 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 luglio 2000 ha istituito l’obbligo di una specifica etichettatura delle carni bovine e dei prodotti a base di carni bovine, consentendo così la tracciabilità e la trasparenza delle informazioni.
L’etichetta deve quindi contenere:
- un numero o un codice di riferimento che evidenzi il legame tra le carni e l’animale di origine; il numero può essere il codice di identificazione del singolo animale da cui provengono le carni oppure il numero di identificazione di un gruppo di animali;
- nome dello Stato membro o del paese terzo in cui è situato il macello. La dicitura è: “Macellato in ‘nome dello Stato’ numero di approvazione”;
- nome dello Stato membro o del paese terzo in cui è situato il laboratorio: la dicitura prevista è: “Sezionato in ‘nome dello Stato’ numero di approvazione”;
- nome dello Stato membro o del paese terzo in cui è nato l’animale;
- nome dello Stato membro o del paese terzo (eventualmente più di uno) in cui è stato effettuato l’ingrasso (ossia la crescita e l’allevamento).
Nella vendita al dettaglio tutte le informazioni sugli animali e la provenienza della carne (oltre a quelle su taglio, prezzo, peso e scadenza) devono essere riportate o sulla vaschetta o su un cartello accanto al bancone, se non è disponibile, potete richiederlo ed il dettagliante è obbligato a metterlo in visione.
Torna alla quinta parte – Continua…
Mauro Cappuccio
Segretario Generale
Insieme per la Terra