Expo in Italia è stato un evento mediatico e attrattivo unico nel suo genere, stupendo e sfarzoso in ogni stand che ho avuto modo di visitare, non molti a dire il vero poiché per girarlo tutto ci vorrebbero più giorni e la quotidianità non me lo permetterebbe, soprattutto per la disorganizzazione nell’evento stesso che non ha permesso (per un vizio del programma di prenotazione, a mio avviso) di poter prenotare la visita.
Ma quello che ho notato, e che si “respira” ogni giorno è qualcos’altro, qualcosa che la gente ancora non ha capito: Il cibo non è infinito, non è un dato di fatto, non è un costante e sopratutto non bisogna darlo per scontato!
Se state pensando che sia un ambientalista convinto, di quelli che si incatenano davanti alle prue delle baleniere giapponesi, vi sbagliate di grosso, sono una persona che ha aperto gli occhi, che guarda oltre la “barriera” di fumo che i media mettono davanti agli occhi della gente.
Quanto mi piacerebbe che tanta gente leggesse questo articolo, dandogli li peso che ha, abbiamo una debito morale importantissimo nei confronti delle popolazioni future che vivranno su questo UNICO pianeta che abbiamo, in queste popolazioni sono anche i nostri figli, ma la gente è come inebetita, abituata al consumismo, non guarda il pollo impacchettato sullo scaffale come un prodotto di qualcuno che ci ha lavorato, ma come “uhm… costa 2,5 euro, lo prendo perché costa 50 centesimi meno di quello accanto”, come un oggetto, come un dato di fatto, come una cosa scontata!
Ma siete sicuri che settimana prossima, il pollo da 2,5 euro sarà ancora li?
Sapete e vi siete mai chiesti quanto lavoro c’è dietro quel pollo o dietro alle zucchine, al litro di latte, alla pasta, alla bistecca di manzo e via andare?
Avete idea che cosa costi al produttore, vendere al grossista? Lo sapete che il più delle volte, si riesce a malapena a coprire i costi? Avete idea che ad un produttore di pomodori, danno 0,08 (otto centesimi) al chilogrammo? Otto centesimi!! Vi rendete meglio conto della cifra se ve la espongo il lire? Si tratta di 152 lire al chilo all’incirca!
Ma il problema, oltre al discorso economico è in realtà un problema mondiale, la popolazione umana mondiale sta aumentando a ritmi impossibili da poter gestire a livello agroalimentare. Presto, alcuni studiosi dicono già nel 2050, che non è poi così lontano, non ci sarà più cibo sufficiente per poter sfamare le masse. Stiamo già sfruttando oltre quanto possiamo produrre, a settembre stiamo già consumando quanto dovremmo mangiare a gennaio dell’anno dopo, continuando di questo passo, la Terra non riuscirà a produrre sufficienti quantità di cibo per tutti e andremo oltre misura (avete idea degli scenari da 2022 I sopravvissuti). Abbiamo abbondantemente superato i 7 miliari di persone, la qualità della vita aumenta sempre e quindi anche la l’eta di decesso naturale, nei Paesi più industrializzati e modernizzati abbiamo superato gli 85 anni di media (qualcosa in più le donne) e quindi anche questo contribuisce a diminuire le scorte di cibo e la disponibilità futura.
L’innalzamento delle temperature globali stanno aumentando la zona desertica, l’area tropicale aumenta sempre più e gli sconvolgimenti climatici li vediamo ogni giorno. Inoltre le multinazionali del cibo non guardano altro che al loro tornaconto, creando sempre più mangimi ultra spinti, facendo crescere gli animali da macello in maniera più rapida, gonfiandoli con anabolizzanti e antibiotici, sfruttano la terra oltre i limiti, usando concimi chimici su coltivazioni intensive, le messi sono sempre più modificate geneticamente, per dare più guadagno, meno spreco e meno rifiuto (basti guardare il grano, le persona anziane ricorderanno quanto erano alti i grani 40/50 anni fa, oggi sono poco più di 50 cm di altezza, per far meno paglia). Questo crea ulteriore inquinamento da pesticidi e anticrittogamici che finiscono nelle falde acquifere ed ovviamente nelle coltivazioni stesse, eppure sempre più usati e mai indicato nelle belle confezioni patinate, che invitano all’acquisto. Le confezioni sono studiate nei minimi dettagli da professionisti del marketing e psicologi, per attirare il consumatore, noi.
Si da sempre colpa alla politica, quando si tratta di alluvioni e frane, additando che si è costruito la dove non si poteva, che non puliscono gli argini ed i gretti dei fiumi, ed è vero, per carità, ma il problema è SOPRA la nostra testa… se non si farà presto qualcosa per limitare l’effetto serra, il problema sarà di tutti, le calotte polari stanno sciogliendosi a ritmo allarmante e sono anni che gli scienziati ne parlano nella totale INDIFFERENZA di tutti, noi compresi!!
Davvero non vi interessa niente di tutto questo?
Davvero vi sentite al sicuro?
Siete certi che tra 20 anni riuscirete ancora a mettere del cibo nel piatto vostro e della vostra famiglia?
Cosa direte ai vostri figli quando vi chiederanno “Papà, ma tu cosa hai fatto per impedire tutto questo?”
Potrete forse dirgli che era colpa dei politici, e che oramai era già tutto così, ma la vostra coscienza non sarà pulita. Abbiamo tutti colpa del fatto che non è stato fatto niente, quando ce ne era ancora il tempo.
Vedete quindi quanto il cibo sia importante, per nulla scontato, per nulla semplice da fare nel modo naturale, quindi degno di rispetto, cosa da insegnare ai nostri figli, che spesso si da più di quanto sia necessario veramente.
Leggere lo slogan “Expo, feed the world” tradotto “Expo, nutriamo il pianeta” mi fa sorridere amaramente, perché tra i promotori di questa iniziativa, che come sempre nei fini sembra lodevole, ci sono proprio quelli che il pianeta lo stanno “asciugando” da tutta le sue risorse, inquinandolo e distruggendolo, per evitare querele non possiamo elencarle qui, ma ho visto e sono entrato per curiosità, nel loro stand… leggevo i monitor con gli slogan ben studiati e mi veniva voglia di tirargli una sedia contro. Parlavano di attenzione nella gestione del prodotto in tutte le fasi e rispetto della natura, l’unica attenzione che ho visto io è quella agli utili, aiutati da Paesi in forte difficoltà economica e quindi facilmente corruttibili, che chiudono uno, due ed anche tre occhi e fanno lavorare la gente, oltre che arricchire i politici di turno.
In realtà si tratta di un bel modo di sperperare soldi statali che sarebbero stati utili per aiutare l’economia del settore primario che è allo sfinimento, al fallimento completo. Di tutto questo bailamme resterà solo un bel piazzale in cemento con qualche capannone qua e la ed una montagna di soldi pubblici spesi in un momento dove non si spende per aiutare le famiglie in difficoltà e chi resta senza una casa. Se questi sono i presupposti di “Feed the world” allora cosa possiamo aspettarci?
L’egoismo dell’uomo alla fine prevarrà su tutto, compreso il nostro pianeta.
Mauro Cappuccio
Segretario Generale
Insieme per la Terra