Le parole di Angelo Frascarelli, docente dell’Università di Perugia, cadono come macigni sulla politica del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. L’analisi puntuale e dettagliata non può che essere assolutamente condivisibile.
Il 6 luglio il Parlamento ha approvato il cosiddetto “Collegato agricolo”, dopo due anni dalla sua presentazione. Il 21 luglio la Camera dei deputati ha approvato il decreto “Enti locali”, che contiene alcuni interventi per il settore agricolo.
In un mese sono andati in porto due importanti provvedimenti per il settore agricolo e per la filiera agroalimentare.
È un vero cambiamento o solo un’operazione di facciata?
Gli interventi contenuti in questi due atti normativi sono numerosi: alcuni sono di contenuto molto tecnico e di dettaglio: diritto di prelazione per lo Iap, birre artigianali, presidi sanitari e denunce apicoltura, sistema informativo del biologico, servitù, professione di manutentore del verde, esclusione dai rifiuti degli sfalci e delle potature del verde pubblico e privato, ecc. Si potrebbe continuare in un lungo elenco.
Alcuni di questi interventi normativi sono molto utili, seppure siano molto specifici.
Altri interventi sono di ampia portata, molto rilevanti e di grande impatto: la delega al Governo per il riassetto degli enti collegati, tra cui la riforma di Agea; il riordino degli strumenti di gestione del rischio; la rivisitazione delle norme sulla regolazione dei mercati; il codice agricolo; il ricambio generazionale; la riduzione dei prelievi delle quote latte 2014/2015.
La maggior parte degli interventi rilevanti sono “leggi delega”, quindi non sono immediatamente esecutive e il Governo dovrà emanare appositi decreti legislativi.
Tra questi c’è il riordino di Ismea, Crea, Agea, Sin, Ente Risi. Su questo aspetto si potrebbe ottenere un miglioramento rilevante, soprattutto dalla riforma di Agea e di Sin, ma dipenderà dalla capacità del Governo di utilizzare la delega.
Altri provvedimenti suscitano grandi speranze, come il riordino degli strumenti di gestione del rischio (assicurazioni agevolate e fondi di mutualizzazione) e dei meccanismi di regolazione del mercato (contratti, accordi, OP, AOP, OI). L’agricoltura italiana ha un grande bisogno di questi strumenti, ma anche in questo caso gli esiti dipenderanno dalla capacità del Governo di utilizzare la delega.
Una parola che è stata associata al Collegato agricolo è “semplificazione”, ribadita più volte dal Ministro Martina. Basta parlare di semplificazione! Non prendiamo in giro gli agricoltori!
Dal punto di vista teorico le premesse di semplificazione ci sono: il Collegato agricolo prevede la delega a raccogliere in un codice agricolo e in testi unici tutte le normative in materia agricola. Ma in questi ultimi due anni i buoni propositi di semplificazione sono totalmente falliti, la burocrazia è aumentata a dismisura e le procedure che prima funzionavano sono nettamente peggiorate. Basti pensare alla domanda Pac, al PAI, all’assegnazione del gasolio agevolato, ai PSR.
La semplificazione non va annunciata, va realizzata. Il Governo ha complicato la vita agli agricoltori e non si intravvedono aspettative positive. Basti pensare alle ultime modifiche sul sostegno accoppiato della Pac che costringe al ricalcolo di tutti i titoli e ha introdotto due nuove misure di sostegno in uno spezzatino inutile.
In sintesi, il Collegato agricolo e il decreto-legge Enti locali contengono una miscellanea di provvedimenti utili e importanti per l’agricoltura e colpisce la numerosità e varietà degli argomenti affrontati. Ma i buoni propositi non bastano: vedremo nei prossimi mesi come il Governo attuerà le deleghe.
I due provvedimenti sono tuttavia improvvisati: mancano una continuità riformatrice e un disegno complessivo. Si continua a fare interventi spot, ad inseguire le emergenze (come il disastro di Agea) e le crisi di mercato (latte e grano duro), senza una strategia di sviluppo dell’economia agricola del nostro Paese.
L’Italia ha bisogno di una politica agraria nazionale. Pur con tutte le critiche, il Collegato agricolo è un inizio, ma adesso bisogna avere coraggio e visione.
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra