Si sa il maggior sindacato italiano non ama i clamori mediatici, soprattutto quando le “pentole” vengono scoperchiate. La vicenda, dettagliatamente descritta su reggioreport.it mette in evidenza come abbondino i conflitti di interessi; in particolare come Paolo Carra, noto referente coldirettiano, evochi contemporaneamente a sé la figura di produttore e commercializzatore. Praticamente è come se un bancario fosse simultaneamente anche ispettore della Banca d’Italia.
La “bomba” delle 18 mila forme di Parmigiano Reggiano sequestrate dal Nas dei Carabinieri di Parma, su segnalazione del Consorzio di tutela, per l’ipotesi di frode in commercio, è deflagrato nel potentato della Coldiretti.
I Nas hanno denunciato alla magistratura il legale rappresentante e il casaro del caseificio La Rocchetta, con stabilimenti a Suzzara (Mantova) e Luzzara nel reggiano. E il presidente del caseificio non è un imprenditore qualsiasi: è Paolo Carra, presidente della Coldiretti di Mantova e grande amico del presidente nazionale dell’associazione, Roberto Moncalvo.
Vicepresidente del Rocchetta è l’allevatore luzzarese Vanni Binacchi, che è anche membro del consiglio di amministrazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano, che ha promosso l’indagine e che ora dovrà elevare un verbale pesantissimo a carico della società agricola. Binacchi non è indagato tuttavia si trova in una evidente situazione di conflitto d’interesse. Per questo, dopo alcuni giorni di tentennamenti, ha deciso di autosospendersi dalla carica in attesa che la situazione si chiarisca. Secondo Carra, si tratta fondamentalmente di un pasticcio amministrativo, che sarà chiarito. Ma a leggere il report del Nas pubblicato nel sito del ministero della Salute, le cose non sembrano così lineari.
Secondo i carabinieri, che hanno rilevato anche nel 2017 una eccedenza di produzione rispetto alle quote assegnate al Rocchetta, nel caseificio di Suzzara veniva utilizzate nottetempo le fustelle perm la marchiatura delle forme, assegnate però al caseificio di Luzzara. Un gioco assolutamente vietato dai regolamenti del consorzio, considerato appunto alla stregua di una frode. Inoltre, sempre secondo il Nas, le sei forme al giorno marchiate irregolarmente dal primo gennaio non hanno la placca di caseina fornita dal
Consorzio di via Kennedy, e senza la quale neppure il formaggio marchiato può fregiarsi del titolo di Parmigiano Reggiano.
E’ chiaro che – vista la posizione del presidente Carra – Coldiretti, che da anni conduce strenue battaglie contro le contraffazioni e per l’assoluta regolarità delle Dop, si trova in evidente imbarazzo. Paolo Carra infatti è anche il presidente della grande cooperativa Virgilio di Mantova (70 caseifici e duemila produttori associati) grosso nome nel campo del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano. C’è chi invoca le dimissioni di Carra, non solo dal Rocchetta ma anche dal consorzio Virgilio, un co-dominio di Confcooperative e Coldiretti, perché la struttura cooperativa non sia in alcun modo toccata dalla vicenda.
Non mancheranno echi nell’assemblea del consorzio Parmigiano Reggiano convocata a Parma per mercoledì 28 marzo, in cui sarà deliberato il nuovo Piano Produttivo proposto dal presidente Bertinelli. Nel cda della settimana scorsa, proprio i consiglieri dell’area mantovana si sono astenuti sulla proposta, chiarendo che non raccoglieranno le firme né tra i caseifici né tra i produttori di latte. ed è stato proprio Binacchi, già al corrente dell’indagine sul Rochetta, a sferrare un attacco pesante alla Piano Produttivo, che prevede anche un giro di vite sui controlli.
Ora si comprende il perché di quell’astensione: forse troppi controlli non fanno piacere. Perché siono ad oggi il consorzio ha messo sotto torchio trasformatori e confezionatori (cioè chi opera a valle servizi ad elevato valore aggiunto) mentre oggi si scopre che i problemi sono a monte, a che a farla sotto il naso del consorzio sono grandi produttori di formaggio, quelli che girano con suv da Mission Impossible, specialisti in pranzi d’affari con vertici delle associazioni e politici di rango. Il traffico di fustelle da marchiatura venuto a galla con l’inchiesta del Rocchetta ha spalancato una finestra su un mondo di mezzo ancora tutto da esplorare e forse da risanare. Chissà se non sia il caso di correggere il tiro, proprio per evitare danni ulteriori al prestigio del formaggio più famoso al mondo.
Il bello della vicenda, si fa per dire, è che il Sig. Paolo Carra non solo non ha nemmeno il senso della decenza e del pudore di dimettersi da ogni carica, ma, cosa più incredibile, è che la Coldiretti, mantenga il silenzio. Saranno troppo impegnati a “mangiare” parmigiano reggiano?
Curioso che la Coldiretti stia in silenzio sulla vicenda quando dall’altra parte continua a fare campagne mediatiche sul tema della contraffazione con le maggiori imitazioni straniere. Non vorrà per caso considerarci tutti dei poveri cretini? A voi la risposta !
Dr. Nicola Gozzoli
Coordinatore Nazionale Insieme per la Terra