C’è chi snobba l’argomento, c’è chi se ne frega, c’è chi ci guadagna, c’è chi non ne capisce niente e c’è chi dorme. Di quale settore sto parlando? Ovviamente l’agricoltura, comparto latte.
Nessuna protesta, nessuna manifestazione e nessuna levata di scudi da parte Coldiretti, Confagricoltura e Cia. Sinceramente viene da domandarsi per quale motivo i sindacati vivono nell’oro mentre gli allevatori affogano; avete ancora intenzione di tesserarvi a queste strutture che non tutelano gli interessi dei produttori?
Sicuramente l’articolo di Repubblica vi farà riflettere.
Con il latte a 30 centesimi al litro il settore caseario ha dovuto subire un’emarrogia di 17mila posti di lavoro, tra i 10mila persi direttamente negli allevamenti e altri 7mila “bruciati” nell’indotto. “Un enorme calo dell’occupazione legato soprattutto al prezzo del latte, che oscilla attorno ai 30 centesimi di euro al litro ed è più basso di oltre il 25% rispetto ai costi, di poco superiori ai 40 centesimi. Pesa anche la contraffazione dei formaggi Dop (Denominazione di origine protetta). E gli allevamenti sono crollati di oltre l’80% in 25 anni: erano più di 200mila nel 1990, ora sono 40mila”.
È quanto emerge da un rapporto della Federazione Unimpresa Agricoltura secondo il quale il settore paga più di altri comparti gli effetti della crisi e, soprattutto, “di scelte sbagliate prese da parte del regolatore sia a livello nazionale sia a livello UE. Di qui la richiesta al ministro per l’Agricoltura, Maurizio Martina, di istituire un tavolo permanente ‘latte’ che divenga lo strumento di concertazione fra produttori e industria lattiero casearia”.
Secondo i dati forniti, in un quarto di secolo gli allevamenti bovini sono diminuiti dell’80,29% passando da 206.268 a 40.664 del 2013 con una riduzione di 165.604 unità. La contrazione del numero di allevamenti bovini da latte dal 2000 è stato del 49,10% passando da 79.893 allevamenti a 40.664 con una riduzione di 39.229 unità. Il numero di capi complessivi è calato dal 1990 al 2013 del 42,44% scendendo da 2.641.755 a 1.520.639 con una diminuzione di 1.121.116 unità.
Nel suo rapporto, l’associazione ricorda che la forte discesa dei prezzi, l’origine della crisi del settore, è legata alla liberalizzazione della produzione (ovvero il superamento delle gabbie produttive – quote latte), non seguita da una politica di programmazione produttiva; “tutto questo nell’ambito di un contesto di deboli e inadeguati controlli dei parametri di igiene e sicurezza alimentare riscontrato anche in alcuni paesi europei nonché dall’apertura di nuove importazioni da paesi considerati ad alto rischio di contaminazione e adulterazione degli alimenti e in un quadro internazionale instabile, soprattutto nell’area mediterranea e russo-ucraina. Pesa anche la contraffazione di prodotti Dop (Denominazione di origine protetta), in particolare i formaggi: è peraltro difficile stimare la quantità di prodotti venduti illegalmente col marchio made in Italy”.
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra