Sentire parlare di “semplificazione” e di “innovazione” in campo agricolo da parte del Ministro Martina ha lo stesso effetto di una supposta data ad un paziente con un’unghia incarnita; cura sbagliata oltre ad un peggioramento delle condizioni di salute dell’ammalato (della quale patologia, dovrebbe essere specialista se non il primario).
Il Ministro sostiene, come a sventolare una bandiera di successo, che i giovani sono tornati in massa a lavorare in campagna. Domanda: perchè allora l’età media della popolazione agricola è di 67 anni? I conti non tornano mai, anzi con il Ministero non sono mai tornati !!!
C’è talmente tanta voglia di vedere risultati che si è disposti a raccontare, concordemente con le Sindacali amiche, numeri fantasiosi classificabili come vere e proprie allucinazioni, per fare impressione sull’elettorato con Mass-Media “di parte”, che non si sognano di verificare come invece dovrebbero fare, diffondono così eresie a tutt’andare. Non sarà per caso che il Mago Otelma sia diventato un consulente del Ministro Martina ?
Ecco l’intervista, traete pure le Vostre conclusioni:
Ministro Martina, il 25 luglio dello scorso 2014 è stato approvato il progetto “Campo Libero”, trascorsi 2 anni quali creda siano i risultati maggiormente raggiunti?
«Campolibero è stato il primo mattone per costruire una politica agricola nazionale più forte, capace di guardare a un nuovo modello di sviluppo. Le parola d’ordine del provvedimento sono state semplificazione, lavoro e giovani. Su questi fronti abbiamo avuto un avanzamento concreto. Penso ad esempio ai controlli. Da anni si parlava di come evitare duplicazioni e sovrapposizioni che penalizzano le aziende. Grazie a Campolibero c’è il Registro unico dei controlli, operativo e con oltre 220mila verifiche consultabili dagli organismi di controllo via web».
Campo Libero si identifica come un pacchetto di azioni coordinate e consistenti per il settore agricoltura, fondamentale è stata la collaborazione tra governo e Parlamento, c’è stato un reale sostegno all’occupazione, all’impresa e all’innovazione?
«I numeri dell’Istat ci dicono che l’agricoltura ha trainato la crescita dell’occupazione, con un +2,2% a livello nazionale e un +3% al Sud. Campolibero ha aiutato. Così come hanno contribuito il taglio delle tasse con l’eliminazione dell’Irap e dell’Imu agricola che valevano 600 milioni di euro. C’è tanto lavoro ancora da fare e la priorità per dare tutela al reddito delle imprese agricole è organizzarle meglio. Puntare sull’aggregazione dell’offerta».
Tra le principali misure di “Campo Libero”, in quelle riferite ai giovani troviamo: la detrazione per affitto dei terreni al 19% per giovani coltivatori diretti e imprenditori agricoli fino a 35 anni e gli incentivi all’assunzione di giovani con contratto a tempo indeterminato o determinato di minimo 3 anni, con sgravio di 1/3 della retribuzione lorda. Dopo 2 anni si è avuto un effettivo aumento dell’occupazione giovanile nel settore?
«Il dato sui giovani è molto interessante. Nel 2015 20mila ragazze e ragazzi hanno trovato lavoro nel settore primario con un crescita del 16%. È una crescita che segnala un ritrovato interesse per questo mondo. Non una scelta che guarda al passato, ma un investimento sul futuro. Ad esempio per il bando sui mutui a tasso zero, dove abbiamo stanziato 60 milioni di euro, sono arrivate richieste 7 volte superiori al budget. I giovani vogliono scommettere sulla terra e guardare al mondo».
Le misure relative alle semplificazioni sono state il registro unico dei controlli, l’estensione della diffida prima delle sanzioni amministrative e pecuniarie e le semplificazioni nel settore vitivinicolo. Hanno dato un reale apporto e aiuto all’organizzazione logistica del settore?
«Abbiamo aumentato i controlli e aumentato le aziende verificate. Eliminando il più possibile le duplicazioni. Anche su questo fronte possiamo migliorare, ma dei passi sono stati fatti. L’introduzione della diffida è un elemento che rivendico con orgoglio. Prima di far scattare una sanzione diamo tempo all’azienda di adeguarsi alla norma, di correggere l’errore fatto. È un rapporto nuovo tra amministrazione e imprese che sta dando frutti molto importanti. Grazie a Campolibero in un anno sono state quasi 3mila le diffide emesse e tante di queste si sono tradotte in multe evitate dalle aziende».
Le principali innovazioni d’impresa sono state: – il Credito d’imposta per innovazione e sviluppo di prodotti e tecnologie al 40% degli investimenti fino a 400mila euro; – il Credito d’imposta per nuove reti d’impresa di produzione alimentare al 40% degli investimenti e fino a 400mila euro; – il Credito d’imposta per l’e-commerce di prodotti agroalimentari al 40% degli investimenti e fino a 50mila euro. Quale creda sia l’elemento più importante e funzionale di tali innovazioni all’interno della cultura d’impresa?
«L’impresa agricola sta crescendo guardando sempre di più all’innovazione come fattore chiave di competitività e di sostenibilità. Da parte nostra stiamo sostenendo questa traiettoria di sviluppo con un piano per l’agricoltura di precisione. Abbiamo realizzato delle linee guida specifiche e aperto una consultazione pubblica per ricevere contributi di idee. A ottobre presenteremo le azioni concrete a sostegno dell’innovazione tecnologica del settore».
Si parla di “Generazione Campolibero”; mutui a tasso zero, credito per favorire l’imprenditoria giovanile, fondi per supportare la nascita e lo sviluppo di start up agri-food; tutto ciò ha rilevato un effettivo riavvicinamento dei giovani al settore agroalimentare?
«C’è stata e lo si vede anche dall’aumento del 44% degli iscritti ai corsi di laurea collegati a questo mondo. Lo abbiamo toccato con mano al nostro evento “Agrogeneration”, dove abbiamo coinvolto oltre 500 under 40 che lavorano in agricoltura o hanno aperto start up agroalimentari. Giovani con proposte e soluzioni. Dai droni adatti alle colture mediterranee, alle applicazioni di Arduino in agricoltura fino alla stampante 3d che utilizza bioplastica ricavata dalla canapa. L’Italia può essere leader dell’innovazione in questo campo per questo Agrogeneration diventerà un laboratorio permanente di idee nuove».
Uno dei vostri obiettivi è quello di aumentare le imprese gestite da under 40 poiché oggi qui in Italia siamo al 5% del totale contro una media europea dell’8%. Abbiamo avuto una ripresa in tal senso?
«In Italia sono oltre 70 mila le imprese condotte da under 40, in termini assoluti siamo tra i primi in Europa. Abbiamo però una percentuale ancora bassa rispetto ai conduttori over 65. Per questo stiamo lavorando sul ricambio generazionale, anche favorendo il subentro gestito dal nostro ente Ismea. È una politica di lungo periodo che ha bisogno di almeno due tre anni per essere valutata nei suoi effetti, ma un’inversione di tendenza è già in atto. Anche nella prossima stabilità inseriremo nuove misure per i giovani. È una delle priorità assolute».
Dopo questo progetto, quali creda siano le strade da intraprendere affinché questo pacchetto innovativo abbia un effetto positivo costante nel tempo?
«Dobbiamo lavorare su una migliore organizzazione delle aziende. Per affrontare il mercato devono essere unite. La politica di concorrenza col vicino non solo non paga più, ma fa danni. Abbiamo avviato un lavoro di formazione delle imprese, dei consorzi e delle organizzazioni dei produttori che va in questo senso. Aumentare la managerialità è una delle leve per far crescere i redditi. 9 Un esempio concreto? Guardiamo al fenomeno delle mele del Trentino. Fino a qualche anno fa nella zona c’erano 16 organizzazioni dei produttori e una crisi costante del prodotto. Ora le Op sono diventate 4, con marchi ben noti al pubblico, e con una remunerazione degli agricoltori molto più elevata e costante. Nella provincia di Ragusa di Op ne abbiamo 19 e un prodotto di grande fama come il pomodoro di Pachino è in crisi. Dobbiamo partire da qui. È una delle sfide più impegnative dei prossimi mesi».
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra
Fonte: Corriere