Se ci trovassimo davanti alla TV sicuramente avremo cambiato canale visto l’abbondante superamento del nostro livello di sopportazione. A cosa ci riferiamo? All’attività del Dicastero delle Politiche Agricole, in pieno disastro organizzativo, praticamente in puro stile da “Titanic in affondamento”. In questo sito abbiamo parlato, in diverse occasioni, di come la realtà fosse lontana dalle dichiarazioni rilasciate ai TG. Disorganizzazione, burocratizzazione, incapacità, incompetenza sono gli elementi chiave dell’attività che contraddistingue via XX Settembre.
Su una dotazione complessiva sino al 2020 di 20,87 miliardi di euro per i 21 Piani di sviluppo rurale regionali e i due nazionali, alla data di ottobre 2016 siamo riusciti a spendere solo 855 milioni di euro, pari al 4,1% del totale. Queste le cifre che emergono analizzando i finanziamenti all’agricoltura provenienti dall’Unione europea. Differenze a livello regionale come sempre ci sono, ma non sono poi così significative. Tant’è che la più celere risulta la Provincia autonoma di Bolzano, che ha speso il 15% del budget disponibile, seguita dalla Sardegna con il 10,89% e dal Veneto che è a quota 9,67%. Tra le peggiori risultano il Friuli Venezia Giulia, che ha speso sinora solo 3,35%, e il Piemonte con il 4,08%. L’Emilia-Romagna è ferma al 6,59%, la Lombardia al 7,96%.
Poteva mancare l’affondo alle sindacali agricole, giudicate incapaci a fare il proprio lavoro ?
Il nostro paese sta facendo troppo poco, soprattutto a livello locale, per informare gli agricoltori e sostenerli nella presentazione delle domande Pac, che in effetti richiedono una quantità abnorme di scartoffie generate da una macchina burocratica che anche in questo caso rende tutto maledettamente complicato, finendo per disincentivare all’utilizzo di risorse che farebbero invece molto comodo.
Finalmente abbiamo le prove, come se ce ne fosse stato bisogno, che di fatto il Ministero dell’Agricoltura è amministrato da burocrati e non da un Ministro capace e con adeguata esperienza in campo. Meglio correre dietro agli amici del partito o lavorare con criterio per il rilancio del primario italiano?
Al di là dei ritardi accumulati nelle diverse regioni nell’emissione dei bandi e al di là della scarsa informazione e assistenza che avrebbe dovuto fornire chi di dovere agli agricoltori, lasciati soli di fronte a masse di carte e di documenti fuori da qualsiasi regola di buon senso, non c’è dubbio che qualcuno, al Ministero dell’agricoltura almeno, dovrebbe cominciare a farsi qualche domanda. Per esempio sul numero eccessivo di misure messe a punto, che finisce per frammentare troppo le risorse: e così, per accontentare più soggetti possibili, si finisce per scontentare tutti.
Ma a sconcertare è anche la complessità, anche solo alla lettura, dei diversi bandi che riempiono decine e decine di pagine e risultano ostici anche agli esperti. Nonché i vincoli e i controlli eccessivi ai quali vengono sottoposti gli agricoltori che hanno visto accolta la loro domanda. Per non parlare della necessità di cambiare qualcosa in corso d’opera per modificare il troppo lento incedere della spesa.
I PSR sarebbero stati (ormai dobbiamo dire così) un’occasione straordinaria per accelerare la modernizzazione e la competitività della nostra agricoltura e anche per mantenere in vita le forme di agricoltura più eroiche, che sono preziose per tutelare vaste aree difficili del nostro paese e per non far sparire tradizioni, culture, prodotti e cibi che nessun altro paese al mondo può vantare. E invece siamo qui a lamentare ancora una volta che la montagna di soldi che ci è caduta addosso rimane lì a guardarci, senza che nessuno si assuma il compito di prendere il toro per le corna e dare l’accelerata che sarebbe necessaria per non rimandare al mittente tanto ben di Dio. Ma questo rimane un sogno, nel nostro Bel Paese.
Abbiamo la possibilità di accedere a grandi risorse per poi lasciarcele scappare dalle mani. Il colmo è che spesso ci indigniamo di come gli alleati europei ci trattano a Bruxelles, senza magari fare il punto della situazione di cosa accade realmente a casa nostra. Tante promesse in TV per poi scoprire che la realtà è peggio della fantasia. Come sarà mai possibile credere e lavorare per un rilancio dell’agricoltura quando si lavora con insufficienza, incompetenza ed indifferenza? A voi la risposta, a noi la dimostrazione dell’assenza di un valido Ministro delle Politiche Agricole.
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra
Fonte: Il Nuovo Agricoltore