Tutti conoscono il proverbio “Il mattino ha l’oro in bocca” e con questa spinta, oggi il nostro solerte Ministro Maurizio Martina ha dichiarato quanto segue:
“Grazie ad Expo Milano abbiamo rafforzato la promozione della cultura del cibo, inteso come strumento di democrazia e di uguaglianza, come chiave per la tutela della biodiversità e lo sviluppo sostenibile del nostro Pianeta. Dedicare il 2018 al cibo italiano, quindi, è una scelta tutt’altro che banale. Significa porre ancora una volta l’accento su parole chiave come qualità, eccellenza e sicurezza che rendono unici i nostri prodotti. Significa valorizzare il lavoro di migliaia di agricoltori, allevatori pescatori, artigiani e produttori alimentari. Il mondo ha fame d’Italia. Ce lo dimostrano i dati dell’export in continua crescita, che ha superato i 38 miliardi di euro, e i risultati positivi della prima edizione della ‘Settimana della cucina italiana nel mondo’ promossa in collaborazione con il Ministero degli Esteri e le Ambasciate di più di cento Paesi che hanno risposto con entusiasmo all’iniziativa. Perché, quando raccontiamo il cibo, raccontiamo anche la storia di chi lo ha realizzato, del territorio dal quale provengono le materie prime. Anche in questo consiste il saper fare italiano. La nostra forza, il nostro orgoglio.”
Quante belle parole, “Il mondo ha fame d’Italia” ma poi la più bella è questa:
“Perché, quando raccontiamo il cibo, raccontiamo anche la storia di chi lo ha realizzato, del territorio dal quale provengono le materie prime. Anche in questo consiste il saper fare italiano”.
Scusate se l’ho ripetuta ma è secondo me la pietra miliare del discorso, il fulcro di tutta la politica del PD ed in particolare di Martina, che non so se sono complementari o sono appositamente entrambe contraddittorie con i fatti.
L’altro giorno abbiamo pubblicato una notizia che ai più è rimasta sconosciuta: coperti dall’attentato di Manchester, Gentiloni ha approvato la risoluzione italiana al CETA in un silenzio da parte della stampa quasi spettrale. NESSUNO ne ha parlato, silenzio assoluto, in pieno stile “Bruxelles”, quando c’è una “inciuciata” come questa, viene sempre firmata all’ombra di un attentato, un disastro, una catastrofe naturale, fateci caso.
Quindi, si vara il CETA dove si rimuove qualsiasi dogana, controllo e analisi di ciò che si importa in Europa, cosa che darà il colpo di grazia alla sconquassata economia italiana, dove ogni tipo di cibo o alimento arriverà a SOSTITUIRE quello nostrano grazie ad una politica commerciale spietata data dalle immani quantità che arriveranno e loro parlano di “2018 Anno del cibo italiano”.
Forse bisogna rettificare in “2018 l’ultimo anno del cibo italiano”, così ha più senso e forse manco ce la faremo a completarlo, prima che il grano sarà solo quello canadese, che il pollo sarà americano, così come altri cereali OGM, mais, soia, segale, etc. Si certo, è stato fermato il TTIP, ma varando il CETA basterà alle multinazionali americane aprire una sede in Canada per poter immettere il loro prodotto attraverso quest’ultimo.
Tutti prodotti assolutamente sani e di ottima provenienza!
Certo che Expo Milano ha fatto davvero tanto per l’Italia, senz’altro ha contribuito ad aumentare il debito, le ultime stime, poi adeguatamente messe a tacere, parlano di pesanti perdite di bilancio nonostante l’affluenza record di visitatori. Soldi mal spesi o sprecati, come sempre qualcuno ci deve sempre provare a fare il furbo, mai (e ripeto mai) una volta che si può fare un’opera pubblica senza che ci girino attorno le solite “mosche” sul cumulo di letame. Certamente non abbiamo fatto una bella figura agli occhi dell’Europa e del Mondo.
Se Expo Milano è infine anche servita ad iniziare questi trattati come il TTIP, il CETA, il FASI, etc direi che ha proprio fallito. Doveva essere un modo per far conoscere a tutti le diversità in ambito culinario dei diversi popoli mondiali ed è diventato solo l’ennesimo accordo di business tra grandi potenze e multinazionali.
Cari Martina e Franceschini, ma 2 dita di coerenza nelle vostre relazioni e poi azioni la vogliamo mettere? Come si fa a dire una cosa e poi fare tutt’altro?
Come si può incentivare l’Italia ed il suo unico ed inimitabile patrimonio agroalimentare se poi spingiamo per far entrare qualsiasi nefandezza da Stati che già sappiamo che quello che fanno non è per nulla buono?
Già sappiamo che i prodotti chimici che vengono usati in agricoltura in questi Stati sono VIETATI dall’EU, che senso ha importarne le derrate? In ogni caso è un modo per permettere ai cittadini di consumarli, comunque è una mossa che va nel senso opposto della regola di non usarli.
P.S. Ah a proposito di mantenere il lavoro agricolo in Italia, guardate nella foto in evidenza chi c’era con Franceschini? (Fonte ANSA) – Sempre dalla parte degli agricoltori! Anche stavolta!
Una cosa è certa, siamo in ottime mani, le migliori se vogliamo fare una brutta fine.
Mauro Cappuccio
Segretario Generale
Insieme per la Terra