Polline: alcuni solo leggendo cominceranno a starnutire, altri andranno col pensiero alle api e al loro ruolo fondamentale per la riproduzione della natura.
In Trentino sono stati adottati nuovi strumenti per il monitoraggio e l’analisi dei pollini dalla Fondazione Edmund Mach, in rappresentanza dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente di Trento aderente alla rete nazionale POLLnet per il Monitoraggio Aerobiologico del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.
Le ricadute si traducono in nuove potenzialità offerte dall’automatizzazione nel campionamento e l’analisi dei pollini e per le tecniche di analisi biomolecolari dei campioni, quali il DNA metabarcoding, finalizzato ad una più precisa identificazione tassonomica dei granuli pollinici. Parallelamente all’aspetto scientifico, si va anche ad ottimizzare la divulgazione delle informazioni polliniche attraverso una app, in fase di realizzazione grazie al contributo della Fondazione VRT (Valorizzazione della Ricerca Trentina).
A livello nazionale esistono oltre 60 stazioni di monitoraggio dei pollini, organizzate attraverso POLLnet ed accomunate da una metodica standardizzata per l’ottenimento dei valori di concentrazione pollinica giornalieri, dati che vengono poi diffusi attraverso bollettini settimanali, con lo scopo principale di informare chi soffre di allergie respiratorie, ma con ulteriori utilizzi e valorizzazione, come ha enumerato Elena Gottardini, responsabile dell’Unità Botanica Ambientale del Centro Ricerca e Innovazione FEM: «Parliamo della possibilità di valutare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla fenologia della fioritura e dunque sulla stagione della pollinazione, del rilievo delle variazioni di composizione della vegetazione grazie all’analisi dello spettro pollinico, con importanti implicazioni per la biodiversità. E ancora della possibilità di prevedere, con due anni di anticipo, i potenziali casi di TBE partendo dai quantitativi di polline di alcune piante arboree. Tanti pollini portano alla produzione di tanti semi, che sono il nutrimento di piccoli roditori. Questi, in presenza di abbondanza di cibo, aumentano numericamente e con loro le zecche che sono loro ospiti e che possono essere portatrici del virus dell’encefalite».
Dr.ssa Alessandra Moro
Giornalista