L’arrivo della notizia della caduta del Consiglio di Amministrazione di Parmalat ha colto sicuramente tutti di sorpresa. La notizia apparsa sulla Gazzetta di Parma non lascia dubbi.
Decade il consiglio d’amministrazione di Parmalat, dopo le dimissioni di tre consiglieri espressione dell’azionista di maggioranza Lactalis. Antonio Sala, a cui si sono associati l’A.D Yvon Guérin e Patrice Gassenbach, si sono dimessi a “fronte del continuo riproporsi di contrapposizioni in seno al Consiglio di amministrazione” nonostante la società abbia “conseguito ancora una volta risultati in crescita e dimostrato una propensione a scelte industriali impegnative”.
Sala ha rassegnato le dimissioni con effetto dall’approvazione del bilancio 2015 da parte dell’assemblea dei soci, in agenda il prossimo 29 aprile.
Sala, spiega il comunicato, «ha dichiarato che, in un quadro in cui Parmalat ha conseguito ancora una volta risultati in crescita e dimostrato una propensione a scelte industriali impegnative, ha ritenuto di dover rassegnare le sue dimissioni a fronte del continuo riproporsi di contrapposizioni in seno al Consiglio di amministrazione. A suo giudizio – prosegue la nota – tali contrapposizioni non facilitano l’operare dello stesso sui fronti strategici e gestionali ove il Gruppo è maggiormente impegnato, date le complesse situazioni dei Paesi e dei mercati in cui è presente».
All’iniziativa si sono associati Guérin e Gassenbach «rassegnando a loro volta le dimissioni da Consiglieri con effetto dalla medesima data». Le dimissioni dei tre amministratori ha provocato «la decadenza dell’intero Consiglio di amministrazione a far data dalla prossima Assemblea, che dovrà pertanto procedere alla nomina del nuovo organo amministrativo».
Perchè in una Società in cui è stato chiuso l’esercizio 2015 con ricavi cresciuti del 15,7% a 6.416 milioni di euro e con un utile di 147,6 milioni si dimette il CdA? La motivazione è chiara ed inequivocabile: “contrapposizioni” e “sui fronti strategici e gestionali“. Parliamo per caso della modifica della quantità di latte straniero utilizzata nello stabilimento di Collecchio?
I nuovi amministratori dovrebbero avere il coraggio e la correttezza necessaria nel dichiarare a tutti i consumatori quali prodotti vengono realizzati con latte italiano e quali con latte straniero. In altre parole dire la verità!
Il nostro auspicio rimane sempre quello di avere un nuovo CdA nato dopo la nazionalizzazione di questa Azienda, unico mezzo per rilanciare seriamente il lattiero – caseario italiano.
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente insieme per la Terra