Mentre vengono annunciati continuamente nuovi PSR, il ritorno dei giovani in campagna e il decollo delle esportazioni agroalimentare, la campagna italiana è stata ridotta alla fame. Come svegliarsi da un sogno e trovarsi nella dura realtà quotidiana.
L’ortofrutta italiana è stata sostituita da quella straniera nel più totale silenzio della politica e dei sindacati. Oramai abbiamo la chiara impressione di vivere in una dimensione diversa da quella raccontata dai mass media; Ragusa TG descrive invece, in un vecchio articolo purtroppo sempre molto attuale, in un modo schietto e nitido, la cruda realtà.
Mentre i “nostri” agricoltori soffrono e non riescono più a far quadrare i conti e molti di questi rischiano anche di perdere la casa perché all’asta, c’è chi riesce a vendere i loro prodotti a prezzi anche 12 volte superiori a quelli riconosciuti a chi produce.
Alcune foto documentano bene come la filiera dell’ortofrutta riesce a realizzare “la moltiplicazione dei pani e dei pesci”. Può un prodotto partire dai mercati iblei a 20 centesimi (riconosciuti a chi ha investito, sudato e lavorato nella produzione) per poi arrivare al consumatore finale a 2 euro e 29? Chi è questo genio che riesce a moltiplicare per 12 il valore di un prodotto? Sarebbe troppo facile scaricare sulla distribuzione organizzata le responsabilità (e sono tante) di questa ingiustizia, però molto probabilmente a far lievitare i prezzi concorrono anche altri fattori. Come avviene la distribuzione? Da chi è gestita? Quanti passaggi devono subire i prodotti agricoli prima di arrivare a destinazione? Che ruolo ha la mafia in tutto questo?
Rispondendo a queste domande, forse, si potrà capire perché l’agricoltura iblea è destinata a “fallire” se non si interviene urgentemente con azioni straordinarie.
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra