“Non è possibile andare avanti cosi – dice il presidente dell’Aspal Stefano Giammatteo – Dopo l’uva da vino, l’olio d’oliva, la verdura e la frutta di stagione, anche il kiwi ha fatto registrare un evidente crollo del prezzo del prodotto al campo. Ma perché quando andiamo nei supermercati o varie rivendite al dettaglio, il nostro kiwi viene pagato dai consumatori almeno 2 euro al chilo ? A cosa sono dovute queste voragini sul prezzo, dal campo al consumo? Chi è che specula sul nostro lavoro, di noi agricoltori?”
È ora, sempre secondo il direttivo dell’Aspal, che ci siano dei controlli e delle regole all’interno della filiera agro-alimentare, affinché ci sia trasparenza nei vari passaggi e si stabilisca un costo di produzione per ogni prodotto agricolo al campo, al di sotto del quale non si deve scendere con il prezzo, altrimenti di questo passo le nostre aziende continueranno a chiudere o addirittura a fallire!
Questa raccomandazione, l’Aspal Lazio la fa anche alle cooperative di kiwi del nostro territorio, visto che anch’esse cosi come molti commercianti locali hanno liquidato i propri associati a circa 25-30 centesimi al chilo, suscitando molta delusione e sconforto fra gli agricoltori.
“Noi siamo consapevoli che lo scenario internazionale presenta tante difficoltà per piazzare il nostro prodotto ad un buon prezzo – continuano dal direttivo dell’ Aspal – ma di questo passo, il nostro kiwi, che tanto è apprezzato in Europa come qualità e capacità di conservazione, non avrà un futuro, così come la nostra agricoltura in generale.
Chiediamo impegno e senso di responsabilità sia alla politica che alle cooperative e ai commercianti del nostro territorio, affinché si possa raggiungere per la prossima raccolta un accordo sul prezzo del nostro kiwi che permetta ai nostri agricoltori di avere reddito e dignità, per poter continuare a lavorare e produrre nelle proprie aziende. Bisogna tenere in considerazione il fatto che il territorio dell’agro-pontino e agro-romano è il migliore in Europa come zona di produzione del kiwi, ma le spese in campagna, sono sempre più in aumento, cosi come gli adempimenti burocratici, le imposte e i costi contributivi”