Serve una rivoluzione culturale per avere una rinascita dell’#agricoltura e del #lavoro ?

Serve una rivoluzione culturale per avere una rinascita dell’#agricoltura e del #lavoro ?

Colonizzazione Economica

La condizione odierna dell’Italia? Possiamo definirci un Paese colonizzato economicamente: sempre più aziende in mano a capitali esteri e sempre più prodotti di importazione che scalzano le nostre produzioni, tolgono lavoro, reddito, consumi ed entrate fiscali.
Nel campo dell’agricoltura stiamo attraversando una crisi senza precedenti dal dopoguerra, migliaia di imprese agricole hanno chiuso: circa 270.000 dal 2001.

Le piccole aziende soffrono

In Italia il 95% circa delle aziende agricole ha un’area coltivabile inferiore ai 10 ettari. In Europa la media si attesta sui 20 ettari. Se fino a qualche anno fa ‘piccolo era bello’, si diceva che sono state le piccole imprese a fare grande l’Italia, tuttavia per molte ragioni oggi non lo sono più: costi eccessivi, reddito ridotto, produzioni specializzate a rischio.
Oggi in un momento in cui si richiede maggiore efficienza produttiva per sfamare un numero sempre più crescente di popolazione mondiale queste piccole aziende vanno strette, non sono più economicamente sostenibili. Con 10 ettari di terreno ci si deve equipaggiare con 1 o due trattori, dei macchinari, ma non sempre i guadagni sono sufficienti a meccanizzare adeguatamente l’azienda per ricavarne un reddito adeguato.
Un cane che si morde la coda, e la prospettiva che ci si presenta è la vendita dell’azienda ai grandi latifondisti, fondi di investimento o l’abbandono della terra. Ma potrebbe esserci una terza soluzione.

Nuove prospettive in Agricoltura

Nella teoria economica PROUT si prospettano tre idee chiave per risollevarsi dalla crisi produttiva e ripartire con il piede giusto: il primo concetto è “Autosufficienza economica” e il secondo è: “Cooperativismo nel campo agricolo“, il terzo è la determinazione di “Aree agricole Economicamente Sostenibili“.

Autosufficienza economica

Sono molti gli economisti che sostengono come l’Autosufficienza economica porti alla “massima occupazione”. Nel periodo del protezionismo americano l’economica si è risollevata, dopo la fase di depressione economica. Oggi lo stesso Trump sta ‘tirando i remi in barca’ pretendendo che si produca negli USA, che i lavoratori siano locali, per difendere l’economia americana…
Da quando la UE ha imposto l’importazione di olive dalla Grecia, agrumi dalla Spagna, il latte da Germania e Francia abbiamo perso molti posti di lavoro.
Se ogni paese diventasse economicamente autosufficiente potrebbe avere stabilità economica e piena occupazione. Insomma bisognerebbe fare il contrario di quello che la Globalizzazione Economica ha sempre predicato.
Con questo concetto a mente dovremmo lavorare per rendere più efficiente, sicura la produzione agricola.

Area agricola Economicamente Sostenibile

Che cosa si intende per Area agricola Economicamente Sostenibile?
E’ un’area agricola che in base alla fertilità, e alla estensione può dare da vivere a chi vi lavora, tolti tutti i costi come investimenti, ammortamenti etc.
Facciamo un esempio: vi sono 10 agricoltori che lavorano ciascuno un’area agricola dai 10 ai 30 ettari. Ognuno di questi possiede un trattore e dei macchinari. Tutti più o meno producono le stesse materie prime: Uva, Ortaggi, Frumento, Soia, etc.
Se questi agricoltori decidessero di unire i propri terreni formerebbero un’unica grande area produttiva, se lavorassero assieme, e producessero in modo pianificato risparmierebbero certamente sui costi dei macchinari, sui fertilizzanti, amplierebbero il terreno coltivabile, poiché si eliminerebbero le zone non utilizzate dei confini, avrebbero competenze diverse e perciò altamente utili ad una maggiore efficienza produttiva.
Potrebbero anche differenziare le produzioni in modo tale che se una produzione va male quest’anno, il reddito comunque è assicurato dal buon andamento delle altre produzioni. Problema che attualmente hanno molti agricoltori o allevatori.
Oggi da soli non si va da nessuna parte, è necessario risolvere tutti i nostri problemi in modo collettivo, quindi anche la produzione agricola e industriale per quanto possibile.
Nella società cooperativa, o altre forme societarie in attesa della riforma dello statuto delle Cooperative Italiane*:
• si mettono assieme i terreni
• ognuno rimane proprietario degli stessi.
La distribuzione del reddito avviene, secondo la teoria PROUT, in questo modo: 50% dei guadagni vengono suddivisi in modo proporzionale alla estensione del terreno messo in comune, il 50% diviso tra i proprietari e non che vi lavorano. In tal modo se un proprietario non lavora, comunque ha la sua parte di rendita dalla terra messa in comune.

Applicazione dell’agricoltura integrata

In questo sistema di messa in comune delle terre, o definizione di un’Area Economicamente sostenibile, è possibile introdurre un altro aspetto concettualmente e praticamente rivoluzionario: la realizzazione di un’agricoltura INTEGRATA.
In pratica all’interno di questa Area economicamente sostenibile si introdurranno:
• Produzioni estensive, cerealicole, leguminose
• Orticoltura, Frutticoltura
• Floricoltura, Apicoltura, Piscicoltura, Sericoltura, Allevamento
• anticrittogamici, fertilizzanti naturali, ricerca su utilizzo fertilizzanti chimici
• centri di ricerca e un progetto per la conservazione dell’acqua
• industrie artigianali, produzione di energia, legname
Ma anche progetti di trasformazione delle materie prime prodotte:
• Prodotti della soia, olii da piante oleose
• Latte e prodotti caseari, …
• Succhi di frutta, etc.
Vi sono circa 70 tipologie di aziende di trasformazione associabili all’impresa agricola. Questo approccio renderà l’agricoltura autosufficiente e dovrebbe essere adottato per uscire dall’impasse in cui si trova il nostro paese.

Le materie prime non devono essere esportate

Il quarto punto non meno importante della Riforma Agraria proutista, è essenziale per garantire lo sviluppo:
• Le materie prime non devono essere esportate, ma lavorate in loco per dare reddito e lavoro.
Pensiamo a quanto ammonta il danno per tutte le materie prime che vengono consegnate a prezzi stracciati alla grande distribuzione, o alle aziende di trasformazione, non legate al territorio. Le risorse appartengono al territorio e devono essere trasformate in loco per avere un valore aggiunto adeguato al sostentamento della popolazione locale.

Questa è la rivoluzione industriale e la Riforma Agraria che il PROUT vorrebbe portare nel nostro Paese.

Fidelizzare la popolazione al consumo locale

Il quinto punto è relativo alla disponibilità di mercato per i prodotti locali. E’ un ‘sine qua non’ per il successo del sistema cooperativo in agricoltura: trovare sbocco ai prodotti delle aziende agricole.
Per questo motivo creare eventi pubblici con la popolazione locale, offrire una percentuale dei profitti netti a scopi sociali, scuole, asili etc., creare opportunità per contatti tra aziende e popolazione locale, pianificare lo sviluppo con tutti gli agenti sociali, economici, culturali.
La popolazione avrebbe molti benefici nel supportare le produzioni locali: i giovani potrebbero facilmente trovare lavoro nelle aziende locali, potrebbe essere più semplice controllare la bontà dei prodotti. In qualche modo si chiuderebbe il cerchio di Produzione-Lavoro-Reddito-Consumi-Entrate Fiscali, che potrebbe portare alla stabilità economica e al progresso sociale.

Tarcisio Bonotto
Presidente Istituto di Ricerca PROUT – www.irprout.it

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* Sembra che quelle italiane non possano considerarsi a tutti gli effetti delle cooperative, dove i membri dell’amministrazione non sono nemmeno soci della cooperativa stessa, dove gli amministratori delegati vengono imposti da altre cooperative madri…