REGGIO EMILIA. E’ tutto pronto per l’avvio della vendemmia 2016 che con l’inizio della raccolta delle uve bianche, che si sta svolgendo in questi giorni, entrerà a pieno regime entro la metà della prossima settimana su tutto il territorio provinciale. Per quei giorni in effetti è prevista l’apertura di tutti centri di pigiatura, 16 stabilimenti, facenti capo a 10 cantine cooperative che nella nostra storicamente lavorano il 95% della produzione viticola reggiana.
L’annata di quest’anno, è stato ribadito nelle assemblee pre-vendemmiali che si sono svolte in questi giorni, si presenta notevole dal punto di visto qualitativo grazie ad un andamento meteo dell’annata particolarmente favorevole, sia nel corso della stagione che in questi ultimi giorni di maturazione, nei quali gli evidenti sbalzi termici fra il giorno e la notte andranno ad ulteriormente affinare la qualità dei grappoli. Annata interessante anche dal punto di vista quantitativo della produzione, che al momento dagli agronomi della cantine viene stimata del tutto in linea con quella dello scorso anno, dal punto di vista complessivo con un leggero incremento della varietà Ancellotta ed una leggera diminuzione dei Lambruschi.
Lambruschi che dal punto di vista della remunerazione di mercato di questa tipologia di prodotto, sta in un certo senso rovinando quella che per i produttori dovrebbe essere una festa, la vendemmia appunto, in funzione delle gravi perdite di quotazione che ha fatto registrare un questa ultima annata. Le prime anticipazioni di bilancio delle cantine in effetti parlano di una riduzione della remunerazione media delle uva variabile fra il 20 ed il 25 % rispetto a quella dello scorso anno, imputabile in particolar modo al crollo del valore del Lambrusco, che si è protratto per tutto la stagione fino a far registrare un crollo del 30-35% rispetto ai valori di inizio vendemmia 2015. Ha invece tenuto il tipico ed esclusivo mercato dell’Ancellotta, l’uva destinata alla produzione del classico rossissimo, anche in una annata, quella del 2015, nella quale si temeva che questa tipologia di prodotto potesse avere meno richieste.
Quella che sta iniziando resta però una vendemmia che esordisce fra le incertezze su quello che sarà l’effettivo valore della produzione, che oggi ha toccato livelli al limite della sopportabilità economica per i produttori, visto che sono del tutto simili ai costi di produzione e non offrono grandi marginalità al sacrificio ed agli investimenti dei viticoltori. Le cause ovviamente vanno ricercate su più fronti a partire dalla crisi del mercato brasiliano e russo, che ha determinato una minore richiesta di prodotto stimata in un 25%, fino al fatto che la legge della domanda e dell’offerta quest’anno ha premiato la forza contrattuale di chi ha i clienti del Lambrusco e si trova nella possibilità di stabilire il prezzo di acquisto del vino nella cantine che detengono il prodotto ma non i mercati. In effetti questo gioco al ribasso non si è tradotto in una diminuzione del prezzo della bottiglia per il consumatore ed evidentemente è andato a vantaggio di chi il nostro vino lo sa comprare. D’altro canto il Lambrusco è richiesto tanto che la nuova vendemmia si apre con una situazione di giacenze nelle cantine molto migliore di quanto la situazione di mercato lasciasse prevedere. Ciò nonostante gli addetti ai lavori non vedono spiragli immediati di apertura di mercato e sono preoccupati dell’incremento produttivo atteso, a Reggio si dovrebbero produrre quest’anno 1,5 milioni di quintali di uva, derivante dall’entrata in produzione dei nuovi vigneti che si farà ancor più sentire a partire dal prossimo anno.
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra