(Milano, 1 settembre) “La notizia dell’autorizzazione da parte delle autorità sanitarie cinesi a cinque nuovi stabilimenti spagnoli ad esportare carne suina impone che i ministeri delle Politiche agricole e della Salute riconoscano un accreditamento sanitario territoriale della Macroregione agricola del Nord, nella quale si concentra oltre l’80% della filiera suinicola Made in Italy”.
Così l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, ritorna sulla “assoluta necessità di mettere nelle condizioni la suinicoltura del Nord di poter conquistare nuovi mercati, senza che per colpa di focolai mai debellati di vescicolare o peste suina africana in Sardegna, Calabria e Campania debbano subire limitazioni all’export zone sicure come la Lombardia, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte e l’Emilia-Romagna”.
Nelle ultime settimane i listini dei suini pesanti destinati alle produzioni tipiche sono aumentati, complice anche una ripresa dei prezzi su scala europea. Quanto all’export di carni suine dall’Unione europea, nel periodo gennaio-giugno 2016 hanno varcato i confini comunitari, secondo i dati della Commissione Agricoltura Ue, 2.087.860 tonnellate, per un valore di 3,73 miliardi di euro.
“Proprio la Cina e Hong Kong – osserva Fava – hanno registrato una crescita significativa, tanto da essere passati da 930.000 tonnellate nel periodo gennaio-giugno 2015 a 1.500.000 tonnellate nel primo semestre di quest’anno, seguiti in termini di volumi importati da Giappone, Messico, Stati Uniti, Corea del Sud e Canada”.
L’area asiatica è in forte sviluppo, con la Cina che è aumentata complessivamente del 115% nel primo semestre 2016 su base tendenziale, seguita da Giappone (+22%), Hong Kong (+55%), Vietnam (+144%), Filippine (+32%). Positivo anche l’export Ue di carni suine verso gli Usa (+40 per cento).
“È urgente consentire anche alla filiera suinicola Made in Italy di cogliere tali opportunità – insiste Fava, chiedendo al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina di farsi parte diligente per ottenere un risultato positivo – anche perché le buone performance che oggi caratterizzano gli allevamenti suinicoli, nei prossimi mesi potrebbero fare i conti con un rialzo dei costi di produzione”.
Secondo quanto indicato dal Chicago Mercantile Exchange, piattaforma di riferimento mondiale per il trading dei cereali, i futures per il mais e il grano subiranno un incremento dei prezzi a marzo e a settembre 2017, toccando i 147 dollari a tonnellata per il mais (dai 132 $ attuali) e i 183 dollari per il frumento (dai 157 $ di oggi). In flessione, secondo il CME, il valore della soia, che sulla base dei futures passerebbe dai 377 dollari alla tonnellata del settembre 2016 ai 355 del settembre 2017.
Dr. Matteo Bernardelli
Ufficio Stampa Assessore all’Agricoltura Regione Lombardia