I #giovani italiani scappano verso la #schiavitù straniera
Quando apprendi dai quotidiani situazioni assurde in agricoltura ti poni molti interrogativi. Esattamente un anno fa Roberta Giaconi raccontava sul Corriere della Sera come molti giovani italiani vengono sfruttati nelle aziende agricole straniere. Nel leggere questo articolo probabilmente la parola “sfruttati” non descrive esattamente il fenomeno in questione. Dopo un anno poco è cambiato. Tutto si basa sull’idea che i giovani ritengono di non aver futuro qui in Italia tanto da spingersi alla ricerca di un’avventura lavorativa nell’immenso continente australiano, ricco di opportunità sia a livello linguistico sia a livello professionale. Pochi mesi fa la Confagricoltura raccoglieva le adesioni dei giovani italiani che, allettati da un buon stipendio, volevano andare a lavorare nei rance americani; potete ovviamente immaginare le condizioni lavorative! In Italia solo l’11% degli occupati in agricoltura ha meno di 40 anni; invece di creare condizioni e/o opportunità vantaggiose per svecchiare gli occupati nel primario facciamo di tutto…
Latte: #Parmalat impone prezzi da fame anche in #Australia
Nella giornata di oggi siamo venuti a conoscenza che la nostra “amata” multinazionale Parmalat sta imponendo prezzi da fame anche in Australia (con l’articolo di Parma Quotidiano); ci siamo voluti documentare un pò più approfonditamente ed abbiamo dovuto ammettere che è tutto vero! Prendiamo l’articolo della Agenzia di stampa ABC australiana (a dire il vero l’articolo è datato Febbraio 2016) ed apprendiamo che il metodo è lo stesso, ovviamente ben collaudato in Italia, perchè non usarlo anche in Australia? “Parmalat is reluctant to discuss it with farmers other than to say, ‘These are the arrangements and you sign or you don’t!’” La frase in se dice già il tipo di approccio monopolista “Parmalat è riluttante a discutere con gli allevatori: ‘Questi sono gli accordi e tu puoi firmarli o meno’” – Se volessimo dare esplicita traduzione: se ti va bene è così, altrimenti è così lo stesso. Poi ancora: “But…