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Egregio Dott. Giorgio Barba Navaretti, Prendo l’occasione del suo articolo del 31 agosto su Il Sole 24 Ore, a titolo “Sul trattato transatlantico (TTIP) troppi calcoli elettorali“, per sottolineare certo come sia in Germania sia in Francia avviate alle prossime elezioni ciò possa essere vero, ma ci sarebbe certamente un valido motivo. Le conclusioni a cui lei giunge “Fa onore alla Commissione Europea procedere con il negoziato e al Governo italiano stare lontano da posizioni così ottuse“. Riferendosi alle dichiarazioni del Ministro tedesco dell’Economia, Sigmar Gabriel, che attesta: “I negoziati con gli USA sono falliti perchè noi europei non abbiamo voluto sottometterci alle richieste americane. Sulla stessa linea il Ministro al Commercio Estero francese, Matthias Fekl“, sembrano prive dei contenuti necessari per confermarle. Due possono essere le possibilità, o non ha mai letto nulla del Trattato TTIP, oppure è solo propaganda in favore degli USA e delle Multinazionali che l’hanno…

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L’articolo straordinario di Vois Magazine non lascia alcun dubbio: il TTIP va fermato perchè apporterà un danno incalcolabile alle nostre Imprese. Si chiama Transatlantic Trade and Investment Partnership, meglio noto come TTIP, ufficialmente è finalizzato a «ridurre le barriere commerciali» e a «rilanciare la crescita economica per uscire dalla crisi». Dopo quasi tre anni di silenziosi negoziati, da qualche settimana, l’accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti è finalmente al centro del dibattito internazionale. “Per Feditalimprese la firma del trattato potrebbe provocare un danno economico consistente alla già critica situazione delle piccole e medie Imprese italiane, il TTIP porterà molti agricoltori d’Europa a confrontarsi con una maggiore concorrenza e prezzi più bassi da parte dei competitor Usa minacciando le aziende agricole di tutta l’area dell’UE”. I prodotti alimenti a denominazione d’origine protetta rischieranno di essere confusi con prodotti analoghi, prodotti anche negli Usa, realizzati con norme igieniche più blande di…

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Quello di Cerea è solo l’ultimo caso di malagestione dei mercati a km 0 che sono presenti in molte Città. Si tratta di posti dove devono essere venduti solo prodotti agricoli italiani, provenienti dai territori regionali e quindi rigorosamente a km zero. «Dispiace», esordisce il sindaco Paolo Marconcini, «che un’importante opportunità data alle aziende agricole, come quella dei mercati a chilometro zero, sia sfruttata impropriamente». «Continueremo a vigilare sui prodotti venduti», prosegue il primo cittadino, «per tutelare i consumatori». Soddisfatto per l’intervento dei vigili anche Giorgio Bissoli, consigliere comunale con delega all’Agricoltura e presidente dell’associazione «Azione Rurale» che ormai da qualche anno si batte per la difesa del made in Italy. «Ai venditori del banchetto controllato dalla polizia locale», spiega Bissoli, «più volte in passato era stato detto di non vendere frutta che non proviene dal nostro territorio». Il grande guadagno associato agli scarsi controlli fanno si che non sia…

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