Non parliamo di fantacalcio o di un gioco della vostra playstation. L’incredibile vicenda della terra asolana, famosa per la Battaglia di Asola dipinta dal Tintoretto, lascia non solo sconcertati ma rappresenta il classico esempio di come la burocrazia rende impossibile la nostra vita quotidiana. Ovviamente davanti a queste assurdità le Istituzioni scompaiono, nascondendosi tra i “non so” e i “lavoreremo” con buona pace degli agricoltori locali. L’importante è pagare, per il futuro si vedrà.
Il “livello” è un contratto agrario, nato con l’impero romano (IV sec.) voluto dagli imperatori Valentiano e Valente che, nati poveri, così promossero l’uso delle terre incolte. Se ne fece largamente uso nel Medioevo e rimase in vigore praticamente fino all’Unità di Italia. Prevedeva la concessione – a termine o perpetua – di un terreno, a fronte del pagamento di un canone (spesso in natura, consistente in una parte del raccolto). Almeno fino all’inizio dell’800, essendo ancora in vigore il regime feudale, i concedenti potevano essere soltanto i nobili e/o la Chiesa, unici proprietari delle terre, poi nella prima metà dell’800 fu utilizzato anche da privati cittadini. Il primo codice civile italiano (Codice Feliciano) del 1865 già non prevedeva più tale tipo di contratto. Lo stesso è attualmente equiparabile, almeno per alcuni aspetti, all’enfiteusi. Nel 1974 è stato abolito, tranne che per le amministrazioni pubbliche. Sollecitato da alcuni proprietari terrieri che ne chiedevano la cancellazione, il Comune di Asola si scopre titolare di diritti medievali, i “livelli”, antichissimi contratti agrari rimasti trascritti per secoli sui dati catastali di alcuni terreni. Residui feudali arcaici che si perdono nella notte dei tempi, ma che per gli enti pubblici non sono stati cancellati dal repulisti fatto da una legge del 1974. In sostanza quei terreni asolani, una ventina in tutto, la cui proprietà si tramanda di padre in figlio o per compravendita, risulterebbero vincolati dal Comune che, come un antico signore feudale, concede ai proprietari di lavorarli in cambio di un canone. Da qui l’emanazione di un regolamento, che nelle intenzioni vuole chiarire questa materia e mettere tutti i proprietari sullo stesso piano, ma che sta facendo allarmare il mondo agricolo. Ai proprietari terrieri vincolati dal “livello” il Comune infatti ha offerto di “affrancarsi”, cioè cancellare il vincolo, versando una cifra di circa 3.600 euro ad ettaro. Chi non lo fa, dovrà pagare un canone annuo di circa 240 euro ad ettaro che, con il pregresso quinquennale, fanno 1.200 euro. Se il Comune non esige la cifra, rischia una denuncia per danno erariale, ma la somma considerevole è in grado di creare seri problemi economici a molte aziende. I “livellari” si sono opposti a questa decisione del Comune e si sono affidati alle associazioni agricole e ad alcuni legali per resistere. Sostenendo che se è vero che al Catasto risulta che quelle terre, detenute da secoli dai coltivatori, sono gravate dal vincolo agrario medievale del “livello” a favore del Comune, la “tassa” che risale alla notte dei tempi, non è mai stata esigita a memoria d’uomo, tant’è che oggi non esiste più nemmeno nella giurisprudenza italiana. L’amministrazione comunale ha concesso da un lato l’esenzione dei canoni quinquennali pregressi a chi si affrancava dal vincolo, dall’altro una dilazione sino a dieci anni per pagare le 15 annualità di canone necessarie per affrancarsi. Ma non è bastato per fermare la protesta: «È una vicenda gravissima – attacca Erminia Comenicni – perché può costituire un precedente pericoloso al quale si possono attaccare altri enti in cerca di soldi. Questi retaggi di vincoli medievali nei contratti agrari sono infatti diffusi e sono “dormienti” a meno che un Comune, come quello di Asola, non li reclami e, addirittura ne iscriva già l’incasso nel bilancio comunale». Al momento la vertenza è in atto alla Camera mantovana di mediazione, dove si cercherà un tentativo di conciliazione per trovare una intesa. Se fallirà, si adiranno le vie legali.
Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra